L’AQUILA – L’antesignana extra Abruzzi, tradizione ludico-sportiva aquilana, rinverdita a fine ’800 dal liberalismo degli Jacobucci, Signorini-Corsi, Bavonio, Camerini con l’internazionalismo del CAI, tirassegno ed Olimpiade d’expo nel 1903, vede fiorire le ginniche Amiternum, Podistica Audax e militare Folgore, sintetizzabili per via scolastica nella Società sportiva del 1910 e versatile in atletismo anche femminile, ciclismo, tennis, sci, forse, nel calcio. C’è negli Abruzzi un lento raccoglimento sul football dalla crescente popolarità e lo desumiamo dalla pagine del giuliese “Il Velocipede” ed aprutino “L’Attualità” nel 1913, anche dalle rubriche apposite che i periodici apprestano in tema a riflesso dell’attivismo sportivo dannunziano e che poi avrà altro punto di vista nella prosa dei corregionali Titta Rosa e Ciampitti.
Nel marzo 1915, nel centro storico aquilano, compaiono piccoli manifesti invitanti, nei precedenti giorni di mercoledì 13 e domenica 19, i ragazzi dell’Aquila Football Club ad allenarsi e giocare in Piazza d’Armi, per la indisponibilità, causa danneggiamenti del sisma marsicano del 13 gennaio’15, di utilizzare i campi a Santa Maria di Collemaggio e San Basilio. In questa sfera… agonistica, si distinguevano in un gioco spontaneo e dalla tattica assai da definire, le attitudini di fisicità innata e tecnica grezza delle avanguardie liceali mobilitatesi nelle “radiose giornate di maggio” e destinate al notabilato perfino nazionale.
Fra queste leve in base al resoconto d’epoca ed avanti nella trattazione della materia tanto da declinare in inglese i ruoli in campo, spiccarono oltre i reputati veterani di questa disciplina Ricci, Vittorio Santini e Guido Passacantando, le ali Vincenzo Di Nanna ed il velocissimo Serena pronti a servire il centrattacco Gustavo Marinucci, avente alle spalle il manovriero Serafino Ferri, e, poi, i terzini Ferri jr, e Biby Vicentini, i difensori Francesco Verlengia e Luigi Santini, il mediano Amilcare Santilli, il facitore di gioco Angelo Colagrande, infine, i neofiti Sacconi, De Santis, Pacini e l’arbitro-allenatore Luigi Tomassi.
In questi abbozzi di un calcio popolare, i summenzionati Ricci, Vittorio Santini, Guido Passacantando, Luigi Tomassi, colonne della Società sportiva, possono confermare che in questo sodalizio si tirassero calci ad un pallone dal 1910, così come possibile nella Folgore dal 1908, il reparto agonistico del’13 reggimento artiglieri e componibile di reclute ed ufficiali provenienti dalle patrie del football nazionale, pertanto, invoglianti a questo sport quante più frange locali.
Concluse le attività di preparazione, questi giovani calciatori frutto, insomma, della colleganza fra Società sportiva e Folgore, in un altro e grande manifesto pubblico patrocinato dalla sezione abruzzese della FIGC, a Chieti, ufficiosamente, esortavano la cittadinanza del capoluogo regionale ad osservare in un pomeriggio domenicale del 25 aprile del 1915, l’esibizione di due formazioni dell’Aquila Football club: agli ordini di Luigi Tomassi, da una parte, Ricci, Santoro, Centofanti, Pacini, Saccone, Pica-Alfieri, Maggi, Cicerone, Passacantando, Serena, Angelo Colagrande; dall’altra, Carlo Perrone, Verlengia, Zia, Colagrande II, Santini II, Boldi, Biby Vicentini, Mario Sabini, Ferri, Santini I, Balestracci; fra le riserve, Tito Perrone, Campana, Rossi, Visca, Basti.
Alla contesa, a conferma dei fattori di catalizzazione del calcio aquilano, non marcarono visita i folgoriani fornitori degli attrezzi del mestiere e divisa da gioco in tinta grigia e più in là a dare vita su idea del capitano d’artiglieria Luigi Gastaldi, alla azzurra Polisportiva Folgore. Tale incontro, rientrò tra le modalità di rapporti fra studenti e reclute nella temperie interventista, una divagazione sociale dai contraccolpi del sisma marsicano del gennaio di quell’anno e che allora incideva indirettamente nella diffusione della pratica sportiva, in quanto la commissione sull’assetto urbanistico della città, rilanciò la pallacorda a Campo di Fossa.
Dopo il 1918, fra varie sigle e colorazioni si giunge all’AS l’Aquila affiliata federale nel 1931, un punto della opzione sportiva della Grande Aquila ’27 dell’onorevole podestà Adelchi Serena e che nel’34 sarà il primo club abruzzese in B. Dal dopoguerra, in disattenzioni imprenditoriali ed istituzionali, le altalene fra dilettantismo e serie C, fino al punto più basso del 2018, perdurante la ricostruzione post sisma 2009, che doveva garantire la riaggregazione sociale con lo sport. Il riscatto rossoblù ancora muove dalla sinergia di forze civiche che intendono lo sport alla insegna di un passato glorioso, come quella partita di football aquilano di 105 anni fa.
A cura dello storico Enrico Cavalli