Eventi Abruzzo

Pescara, Alberghiero ‘De Cecco’: il Procuratore Costantini incontra gli studenti

Condividi

Il Presidente del Tribunale di Siena ha ricordato Paolo Borsellino offrendo agli studenti uno spaccato ampio e autentico della figura del giudice  come magistrato e come uomo

PESCARA – “Parlando di Paolo Borsellino ho grande amarezza, perché quando Falcone e Borsellino combattevano la mafia, ossia combattevano contro un nemico più forte di loro, molti di quelli che dovevano stare dalla loro parte, non lo erano. E mi riferisco allo Stato: Falcone e Borsellino sono stati lasciati soli. Non erano eroi, erano uomini normali come noi, e Borsellino era un uomo che aveva paura, ma ha comunque avuto il coraggio di reagire, di superare la paura e oggi l’interesse che i ragazzi dimostrano per la sua storia, per la sua vita, dimostra che alla fine ha vinto Paolo Borsellino sulla mafia”.

Lo ha detto il Procuratore Luciano Costantini, Presidente della Sezione Penale del Tribunale di Siena, nel corso dell’incontro odierno organizzato dall’Istituto Alberghiero Ipssar ‘De Cecco’ di Pescara, nell’ambito del XXIII Premio Nazionale ‘Paolo Borsellino’, sul tema ‘Il dovere della Memoria: il mio ricordo di Paolo Borsellino’. Presenti alla giornata, organizzata e coordinata dalla Dirigente dell’Istituto Alberghiero Ipssar ‘De Cecco’, Alessandra Di Pietro, anche il Segretario dell’Ordine degli Avvocati di Siena Paolo Panzieri, il giornalista Antonio D’Amore, la Dirigente dell’Istituto Comprensivo Pescara 4 Daniela Morgione, con le classi terze della scuola media ‘Michetti’, e Leo Nodari promotore della Fondazione ‘Paolo Borsellino’ e dell’omonimo Premio.

“Ancora una volta – ha ricordato la dirigente Di Pietro – oggi promuoviamo la cultura della legalità proponendo ai nostri studenti dei modelli di vita, ovvero dei testimoni della legalità, persone che con il proprio lavoro quotidiano, con il proprio impegno, sono simbolo della lotta al compromesso, alla ‘scorciatoia’, alla criminalità in tutte le sue forme. Esempi di vita che ci raccontano come non occorra essere ‘eroi’ per divenire protagonisti della correttezza morale, del rispetto delle regole, ma che tali principi devono essere parte fondamentale del nostro pensiero ogni giorno”.

“La mafia – ha aggiunto il giornalista D’Amore – non c’è solo in Sicilia, la mafia è un modo di pensare e di agire, è quella cosa che fa vincere il concorso non a chi è più bravo, ma a chi è più raccomandato. La mafia è quella che fa arrivare le minacce al giornalista che osa criticare, che ti incendia il portone di casa, la mafia è il costringerti a pensare che se fai ciò che fanno tutti è meglio, e invece è a quella mafia che dobbiamo dire ‘no’”.

“Nel mio lavoro di avvocato – ha aggiunto il Segretario Panzieri – se non ci fosse un presupposto di legalità nulla avrebbe senso, il mio lavoro dev’essere quello di difendere i diritti dei cittadini”.

Quindi la parola al Procuratore Luciano Costantini che ha offerto agli studenti uno spaccato ampio e autentico della figura del giudice Borsellino come magistrato, come uomo, padre e amico:

“Ho conosciuto Paolo Borsellino il 2 novembre del 1990, quando ho accettato l’incarico di sostituto procuratore a Marsala, a 28 anni, e l’ho visto l’ultima volta il 4 luglio del ’92, quindici giorni prima che fosse ucciso – ha ricordato il Procuratore Costantini -, quando ci venne a salutare per andare a Palermo, dopo l’assassinio di Falcone. Aveva negli occhi la paura, ma anche il coraggio di andare avanti. Borsellino era lo Stato che aveva contro lo Stato stesso e lo dimostra il suo ‘caso’ giudiziario: per il suo omicidio ci sono stati 4 processi perchè sono state falsificate le prove da tre poliziotti che hanno fabbricato a tavolino un falso pentito e questo è gravissimo in democrazia. È una schifezza che lo Stato, dopo l’omicidio di Falcone, abbia cominciato a trattare contro il suo nemico, ovvero la mafia stessa, Borsellino era contrario, si oppose, e credo che sia morto anche per questo.

Falcone e Borsellino non erano eroi, ma avevano un grande senso del dovere e grande rigore morale, e come ha detto il figlio di Paolo, Manfredi, Borsellino era invincibile e Paolo con la sua morte ha vinto sulla mafia. Mi ha insegnato il senso di responsabilità del giudice: appena arrivato a Marsala, riuscì a portarci un fascicolo che vedeva implicati alcuni esponenti del Parlamento. Io gli dissi che si era preso una bella patata bollente, e lui mi rispose ‘sì è bollente, ma a me piace scottarmi le mani’, ovvero mi insegnò che il giudice deve sempre assumersi la responsabilità di decidere chi ha torto o ha ragione, non può non decidere.

Mi ha insegnato il significato della legalità

quando arrivai a Palermo il 2 novembre ’90 per prendere servizio a Marsala, mi venne a prendere personalmente in auto in hotel, e durante il viaggio mi raccontò della sentenza-ordinanza che aveva scritto con Falcone a l’Asinara per il maxiprocesso di ‘Abate più 476’. E orgoglioso mi disse ‘questa è la sentenza che ha retto fino in Cassazione’, ovvero era orgoglioso della correttezza legale del provvedimento che era rispettoso della legge. Perché la conoscenza della legge dà autorità a un giudice, ma solo l’applicazione rigorosa di quella legge restituisce autorevolezza a un giudice che altrimenti è nudo.

Paolo – ha proseguito il Procuratore Costantini – purtroppo è morto perché qualcuno ha violato la legge e questo mi fa arrabbiare. Paolo scelse nell’86 di dirigere la Procura di Marsala perché sapeva che la mafia aveva le sue radici nella provincia più retrograda, nella campagna, e aveva ragione. E pensare che qualcuno ebbe il coraggio di scrivere che aveva chiesto Marsala perché voleva una ‘Procura al mare’. Autorità e autorevolezza si danno con l’esempio e uno dei cardini è l’indipendenza della magistratura dal potere politico e Paolo era indipendente, uomo di destra, dal momento in cui ha indossato la toga è stato un giudice imparziale. Paolo uomo aveva pochi amici e pochissimi nella magistratura, uno di quelli era sicuramente Giovanni Falcone, cresciuti nello stesso quartiere, amici d’infanzia.

Quando si aprì la corsa alla successione di Caponnetto a capo dell’Ufficio Istruzione, tutti al mondo pensavano che la nomina sarebbe andata a Falcone, che era un genio. Invece il Csm gli preferì un onesto avvocato di Caltanissetta, e in quella occasione Borsellino fece il diavolo a quattro sui giornali per difendere il suo amico. Falcone non ce la fece – ha aggiunto il Procuratore Costantini – per il voto contrario di un giudice di Palermo, Vincenzo Geraci, che Paolo chiamò pubblicamente ‘Giuda’, non lo perdonò mai. Paolo Borsellino ci ha lasciati in eredità la sua famiglia, Agnese, scomparsa nel 2016, e i figli Manfredi, Lucia e Fiammetta che per vent’anni sono stati in silenzio, perché hanno seguito l’insegnamento di Paolo, ovvero i processi si fanno nelle aule dei Tribunali. Solo oggi Fiammetta, dopo che si è emersa la falsificazione delle prove al processo, ha iniziato a far sentire la sua voce”.

“Con gli incontri del Premio Borsellino – ha ricordato Nodari –, in un’epoca di isole dei famosi, di acque firmate Ferragni e di case dei fratelli, proponiamo ai ragazzi dei modelli di persone che hanno lavorato per il bene del paese, che hanno lottato contro la mafia, che hanno avuto il coraggio di rifiutare il compromesso per respirare il fresco profumo di libertà”.

“E la lezione della legalità – ha ricordato la Dirigente Morgione – deve iniziare sin dalla più giovane età, perché i nostri bambini devono individuare subito la strada giusta da percorrere”.

Pescara, Alberghiero ‘De Cecco’: il Procuratore Costantini incontra gli studenti ultima modifica: 2018-10-18T15:28:11+00:00 da Redazione
Pubblicato da
Redazione

L'Opinionista © 2008 - 2024 - Abruzzonews supplemento a L'Opinionista Giornale Online
reg. tribunale Pescara n.08/2008 - iscrizione al ROC n°17982 - P.iva 01873660680
Informazione Abruzzo: chi siamo, contatta la Redazione, pubblicità, archivio notizie, privacy e policy cookie
SOCIAL: Facebook - Twitter