REGIONE – Le scrittrici Laura Bosio e Donatella Di Pietrantonio, assieme a Piero Lacorazza, sono stati ospiti del 61esimo della rubrica di Michele Fina “Un libro, il dialogo, la politica”. Al centro della discussione il libro “Le vie dell’acqua. L’Appennino raccontato attraverso i fiumi” (Donzelli), della serie Civiltà Appennino promossa attraverso la Fondazione Appennino. Bosio e Di Pietrantonio sono tra le autrici e gli autori del libro, una raccolta di contributi. Lacorazza, direttore della Fondazione, ha detto che “si tratta del secondo volume della collana. Sono stati Raffaele Nigro e Giuseppe Lupo a mettere assieme autrici e autori. Da due anni in questo progetto raccontiamo la dorsale appenninica, contenitore di identità e di memoria, grande leva per ripresa e resilienza. Si contano circa 20 milioni di italiani che vivono in bilico tra la restanza e la partenza, a cavallo tra la necessità di affermare diritti di cittadinanza e nello stesso tempo dare un contributo ai loro territori. La forza dei racconti delle autrici e degli autori rende bene l’idea del fiume come senso della vita e metafora della storia”.
Fina nei suoi interventi si è concentrato sui contributi al libro di Bosio e Di Pietrantonio, spiegando che “il racconto di Laura Bosio ‘Uomo libero amerai sempre il mare’ è il primo del libro. Si apre nel mare, dove il fiume muore e parla di coloro che lo attraversano perché cercano speranza dopo essere fuggiti dalle condizioni insostenibili dei territori a sud dell’Europa. E’ un lavoro importante: avremmo bisogno di un umanesimo letterario sul tema delle migrazioni”. Per quanto riguarda il testo di Di Pietrantonio, il terzo capitolo della raccolta, si intitola “Citila”.
Fina ha sintetizzato: “La protagonista è una bambina che parla del suo rapporto con il fiume da cui emerge il rapporto tra l’uomo e il fiume negli anni Sessanta del secolo scorso: un luogo di tanti luoghi, il rapporto con il quale era tutt’altro che bucolico, era il fiume della costruzione del lavoro e della civiltà”.
Fina sul tema del libro ha anche fornito una riflessione nel quadro dei contenuti dei piani di rilancio europeo e italiano, costruiti all’insegna della sostenibilità: “Tra le parti della natura più violentate dall’uomo ci sono proprio i fiumi, vittime del consumo di suolo e dell’espansione urbana. Occorrerebbe restituire spazio al fiume, per restituire sicurezza e bellezza ai territori”.
Bosio ha raccontato: “Quando mi è stato chiesto questo racconto ero al mare, diventato per me molto importante da quando ho fondato e dirigo, dal 2015, una scuola di italiano per migranti. Quando approdano nel nostro mondo risalgono il nostro Paese attraverso la dorsale appenninica, con una forte speranza. Dal loro esempio e dalla loro forza ci può arrivare qualcosa di importante per il futuro. I migranti possono dare un contributo nei nostri borghi, costituire una presenza importante per loro stessi e per le persone che li abitano. Il mare è stato per secoli scambio e possibilità di relazione, oggi lo vediamo come qualcosa che ci divide, che fa paura. Va recuperata l’idea di comunità per pensare a un futuro che abbia senso, così come il diritto delle persone a migrare, a muoversi per ottenere un territorio dove vivere in relazione con gli altri”.
Sul suo racconto Di Pietrantonio ha detto: “La bambina di cui parlo sono io. Il fiume era una presenza importante, innanzitutto come riferimento geografico assieme alla montagna, visto che la piccola di comunità di agricoltori e pastori in cui vivevo non aveva nemmeno gli strumenti per dividere il territorio in zone. Era vivo assieme al fiume, alla sua acqua, un concetto oggi di grande attualità, quello di bene comune. C’è in questo racconto un riferimento al mio primo romanzo, del resto il fiume è carico di riferimenti simbolici, praticamente inesauribile. La chiave giusta per me è stata attingere ai ricordi”.
La registrazione del dialogo è disponibile qui: https://www.facebook.com/michelefina78/videos/505536530793461/