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“L’Aqua che berremo”, il progetto didattico nelle scuole abruzzesi

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Accolto dallo Speleo Club Chieti e della Società Speleologica Italiana sulla tutela del patrimonio idrico e delle sorgenti carsiche. Due patrimoni del mondo del futuro che si incontrano: l’acqua e le nuove generazioni

CHIETI – La Società Speleologica Italiana, rispondendo ad un bando del Ministero dell’Ambiente, ha promosso il progetto in campo nazionale e in Abruzzo è stato raccolto e sviluppato dallo Speleo Club Chieti e A.P.S. Majella 2016, associazioni affiliate alla SSI.

La speleologia è una disciplina che unisce sport, scienza e studio del territorio e la protagonista assoluta in questo campo è l’acqua, elemento motore della vita sulla terra e modellatrice del paesaggio. Le montagne abruzzesi, costituite in maggior parte da roccia calcarea, sono state scavate anche nel loro profondo dall’acqua che con la sua azione chimica, ha creato dei veri e propri mondi ipogei. Queste rocce, fortemente fratturate, costituiscono la struttura ideale per la conservazione delle acque nel sottosuolo formando così le falde freatiche. Attraverso le numerose sorgenti, l’acqua torna in superficie arricchita di sali minerali e depurata, di ottima qualità e pronta per essere bevuta.

Ma questa ricchezza può essere facilmente rovinata. Conoscere gli acquiferi e la loro dinamica, significa poter programmare le attività industriali, produttive e urbane salvaguardando la potabilità dell’acqua. L’acqua che berremo dipenderà dalle azioni che ora, proprio in questo momento, sono in grado di mettere in essere i singoli cittadini, le amministrazioni pubbliche e il mondo industriale.

“Con questo progetto, indirizzato alle scuole primarie e secondarie di primo grado, abbiamo guidato i ragazzi in un ideale percorso di scoperta del cammino dell’acqua, ripercorrendo a ritroso la strada che questa compie dal rubinetto di casa, attraverso i tubi dell’acquedotto sino a giungere alla sorgente. E qui finalmente scoprire da dove viene e quali e quanti ambienti ipogei ha attraversato per poi tornare ad affacciarci alla finestra e leggere finalmente con nuovi occhi il significato del paesaggio montano”. Ha dichiarato Aurelio D’Urbano dello Speleo Club Chieti che insieme ad Antonella Salomone e Sabrina Pantalone ha curato questo progetto.

Alla proposta di progetto hanno risposto le scuole di 5 paesi che cingono il versante nord della Majella, la scuola primaria di Roccamorice, la secondaria di primo grado di San Valentino in A. C., le scuole primarie di Turrivalignani, Lettomanoppello e Scafa, tutti in provincia di Pescara.

Un totale di 124 ragazzi che hanno assistito alla presentazione di una proiezione e ad una lezione teorica nelle proprie sedi scolastiche a cura di speleologi dello Speleo Club Chieti e A.P.S. Majella.

Il progetto è stato patrocinato dal Parco Nazionale della Majella, candidato a Geoparco dell’UNESCO che ha partecipato direttamente al progetto con la geologa Elena Liberatoscioli che in aula ha illustrato la geologia della Majella e tramite semplici esperimenti, ha dimostrato la dissoluzione del calcare, processo chimico alla base del fenomeno carsico.

Di seguito tutte le classi coinvolte hanno partecipato all’escursione per conoscere la principale sorgente che eroga acqua ai loro paesi, la Sorgente La Morgia. Per cui è stata risalita la valle alla quota di 1.100 m slm e penetrata la sorgente fino al punto in cui un fiume di acqua purissima sgorga dalla grotta che la genera per poi venire intubata nell’acquedotto.

L’esperienza visiva e sensoriale si è quindi tradotta in elaborati grafici, temi, filastrocche e plastici esposti in una mostra dedicata nell’ambito di “Strisciando 2.0“ Incontro Internazionale di Speleologia tenutosi a Lettomanoppello dal 31 ottobre al 3 Novembre 2019.

Quasi 400 visitatori hanno visitato la mostra e votato il lavoro preferito e sabato 2 novembre, sul palco di Strisciando, tutti i ragazzi sono stati premiati. Un coro di ben 40 bambini della scuola di Lettomanoppello ha aperto l’incontro.

“Il raduno di speleologia è stata un’occasione per coinvolgere le popolazioni e le amministrazioni locali nello studio di una materia solo apparentemente lontana ma che invece permette di conoscere a fondo il proprio territorio. Tutto ciò al fine di proteggerne le specificità ambientali, pianificarne la programmazione di gestione ordinaria e proporre infine dei modelli di sviluppo di una rete turistica sistemica che possa costituire un modello virtuoso tale da coinvolgere tutto il territorio regionale” hanno dichiarato gli organizzatori.

“L’Aqua che berremo”, il progetto didattico nelle scuole abruzzesi ultima modifica: 2019-11-10T14:40:05+00:00 da Redazione

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