Al padre, che gli voleva insegnare il mestiere di sarto, un insegnante disse: “Nelle vene di suo figlio scorre l’arte. Gli faccia seguire questa strada”. Così, pur con enormi sacrifici, per Aurelio (intanto il padre “libero pensatore”, per una sua passione verso l’imperatore e filosofo romano, gli aveva fatto aggiunge anche il nome di Marco) si aprirono le porte della “Pennsylvania Academy of Fine Arts”. Qui per i meriti acquisiti consegue due “Cresson Traveling Scholarship” (una particolare borsa di studio che consente due anni di viaggio formativo all’estero). Ora Renzetti esprimeva la sua arte lavorando, soprattutto, su argilla, graniglie, legno, bambù e metallo e le sue opere erano firmate “Marcus Aurelius”. Partecipò alle mostre annuali della Pennsylvania Academy dal 1915 al 1918, dal 1920-1923 ed infine, ininterrottamente, dal 1925 al 1938. Fu chiamato ad insegnare alla Philadelphia College of Art e, anche se non aveva mai conseguito una laurea, fu nominato “maestro” di tutti i tempi e gli fu assegnata la laurea ad honorem. Si dedicò con successo anche alla fotografia e fu ottimo designer. Nel 1916 entrò in contatto con la comunità di “Arden” nel Delawere dove gli abitanti vivevano in uno spirito di assoluta fratellanza, amanti della natura, con spirito liberale e tollerante ma soprattutto dediti all’esaltazione dell’arte. Qui il 25 aprile del 1935 ebbe l’occasione di incontrare e con
Anni dopo “Maurcus Aurelius” decise si stabilirsi a Arden dove costruì, da solo, una abitazione a ridosso del fiume “Naamans Creek”. Questa divenne la sua casa-studio. Gli capitò, mentre era intento a lavorare il marmo, di perdere un occhio ma imperterrito continuò la sua attività. Anche quando andò in pensione, all’età di 70 anni, continuò l’insegnamento dell’arte e della scultura presso il Brandywine di Ardentown. Ogni fine settimana arrivavano ad Arden, da ogni parte, per ascoltare le sue riflessioni sulla vita e sull’arte. Ma soprattutto decine di scultori ed artisti, che lo ricordavano come loro insegnante, lo andavano a visitare tra i boschi e lo chiamavano “maestro”. Negli ultimi 40 anni trascinando a mano massi fuori dal fiume e spaccano la roccia in tutte le forme creò un artistico muro di contenimento a forma di arco.
Un famoso giornalista lo andò a trovare e scrisse di lui: “
a cura di Geremia Mancini – Presidente onorario dell’Associazione Culturale “Ambasciatori della fame”
Foto 1: Renzetti nel 1916.
Foto 2: La casa di Renzetti ad Arden.
Foto 3: Renzetti nel 1970.
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