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Dpcm, abruzzo zona gialla: lo sfogo dello chef Ciccolella

di Redazione

michele ciccolella

“Io mi aspettavo qualcosa in piu’ perché mantenere chiusi i ristoranti che secondo me sono i posti piu’ sicuri, è una scelta sbagliata”

PETTORANO SUL GIZIO (AQ) – É di fatto ufficiale che con il nuovo decreto varato nelle scorse ore dalla presidenza del Consiglio dei ministri l’Abruzzo rientri fra le regioni cosiddette di ‘zona gialla’ quindi con nessun nuovo restringimento o divieto particolare aggiuntivo rispetto al precedente Dpcm, se non il cosiddetto ‘coprifuoco’ che dal 4 novembre sarà applicato in tutta Italia dalle 22 alle 5 del mattino. Nessuna novità dunque per gli orari di apertura e di chiusura per bar, locali e ristoranti, cosa che non aiuta a risollevare un settore che sta pagando moltissimo le conseguenze a livello economico e ricettivo, come racconta Michele Ciccolella, chef del ristorante ‘Il Torchio’ di Pettorano sul Gizio (L’Aquila).

Come valuta la notizia che l’Abruzzo, secondo i parametri stabiliti dal Dpcm approvato dal governo rientri fra le regioni della ‘zona gialla’?

“Io mi aspettavo qualcosa in piu’ perché mantenere chiusi i ristoranti che secondo me sono i posti piu’ sicuri, è una scelta sbagliata. Noi quando viene il cliente gli prendiamo la temperatura e gli prendiamo i dati personali, quindi i clienti sono schedati, e li controlliamo in maniera assoluta, facendo l’igienizzazione dei tavoli e delle sedie. I ristoranti secondo me non li dovevano chiudere proprio. Quindi io sono contro questa decisione di aver fatto chiudere i ristoranti alle 18 perché il ristorante è un posto sicurissimo, ed il cliente va al ristorante per stare sicuro”.

Sono ormai due settimane che in tutta Italia, e dunque anche in Abruzzo, i ristoranti sono obbligati a chiudere alle 18. Che bilancio fa di questo periodo per il locale di sua proprieta’?

“Ho avuto un danno enorme da questa decisione perché io sono un ristoratore che è aperto la sera, ed a pranzo sono solitamente chiuso. Ora ho dovuto cambiare, e devo stare aperto a pranzo e chiuso la sera ma la mia clientela e’ una clientela serale, e quindi a pranzo non è abituata a venire a mangiare da me. Io sono aperto per dare un servizio ma non viene di fatto nessuno….”.

Ci sono state negli ultimi giorni varie manifestazioni di ristoratori, sia a livello locale che a livello nazionale, che hanno contestato i provvedimenti presi dagli ultimi Dpcm su ristoranti, bar e locali. Sua figlia Milena stessa, prima a Sulmona sabato scorso, e poi nella giornata di lunedì scorso, ha aderito a manifestazioni indette da M.I.O., il cosiddetto Movimento Imprese Ospitalita’. Lei è favorevole a questo tipo di manifestazioni o a suo avviso sono qualcosa di fine a sé stesso?

“Un po’ sono a fine a sé stesse ma pero’ una certa utilita’ ce l’hanno perché almeno uno dimostra il proprio malcontento all’opinione pubblica. Quindi per me sono comunque positive. Io nella mia vita precedente al ristoratore che sono oggi, ho fatto scioperi e le manifestazioni, perché uno deve dimostrare il malcontento, senno’ gli altri o chi comanda non ha bene l’idea di quello che sta succedendo”.

C’è una divisione quasi netta nel mondo della ristorazione fra chi sostiene che è meglio chiudere il proprio locale a fronte di una assicurazione dell’arrivo dei ristori da perdite di clientela in questa fase dell’emergenza Coronavirus, e chi non si fida, e chiede un semplice allargamento dell’orario di apertura di bar, ristoranti e locali. Lei dove si colloca?

“A me se mi venissero assicurati i ristori, e mi fanno stare chiuso, visto che comanda chi fa la legge, e noi dobbiamo seguire le regole, dunque rispettosi dei decreti; già sarebbe una cosa positiva. Io non guadagno niente ma se non devo pagare niente la cosa rimane statica”.

Ma si puo’ convincere il governo ad allargare gli orari di apertura dei locali, e tornare a far lavorare il mondo dei bar, dei ristoranti e dei locali?

“Come si fa a convincere loro che sono grandi ‘pensatori’ e grandi dirigenti? Io non ho elementi per convincere uno che comanda a cambiare idea su una situazione. Io rispetto la legge, rispetto i decreti, e che Dio ce la mandi buona…”.

Domenica scorsa il presidente della Liguria, Giovanni Toti, attraverso un suo tweet che lui sostiene essere stato male interpretato, ha dichiarato come a suo avviso bisogna proteggere soprattutto gli over 70 in questa fase dell’emergenza Coronavirus visto che tale fascia di persone sono quella non produttiva del Paese. Lei che ne pensa?

“Mi ha dato un po’ fastidio perché io credo, sono convinto, che le persone anziane sono quelle piu’ rispettose delle regole, e quindi stanno piu’ attente. Secondo me se è ri-accaduto questo rialzo del contagio è dipeso molto dalle persone giovani, non dalle persone anziani, perché sono andate in giro, io li vedo, senza mascherina. Ora puo’ darsi che questo ‘coprifuoco’ notturno fara’ fermare questo tipo di comportamento”.

C’è chi sostiene che questo periodo di emergenza da Coronavirus sia come quello vissuto durante una guerra. L’Italia da quest’ultima fase si è rialzata, dunque che messaggio di speranza dare alle persone per superare questa nuova fase contraddistinta da un aumento di contagi da Covid-19?

“Se posso dare un consiglio alle persone, ed anche a me stesso, è di stare attenti: stiamo a casa, e siamo piu’ rispettosi delle regole mettendo ad esempio le mascherine perché il contagio c’è, non è una cosa che ci siamo inventati. Il contagio c’è e dobbiamo rispettare le direttive ci vengono dal governo”.

Dpcm, abruzzo zona gialla: lo sfogo dello chef Ciccolella ultima modifica: 2020-11-05T11:41:29+00:00 da Redazione