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Pescara, il punto: una stagione da protagonista in Lega-Pro

da Luca Marchese

PESCARA – Una società seria ed ambiziosa, una rosa competitiva, un allenatore esperto per la categoria ed un pubblico tornato in massa allo stadio con oltre 5.000 abbonati (cifra che non veniva raggiunta da più di 15 anni): questi sono i dati iniziali della stagione calcistica 2009-2010. Dopo il fallimento in corso dovuta alle disastrose gestioni Paterna-Pincione-Soglia, la nuova proprietà, appoggiata dai tifosi, prende in mano la squadra cittadina a furor di popolo.

Una formazione creata per il 4-4-2 voluta ed ottenuta da Cuccureddu fin dal primo giorno di ritiro (solo Sansovini è arrivato alla chiusura del mercato) grazie al lavoro svolto dal D.G. Lucchesi e dalle risorse finanziarie messe a disposizione da De Cecco e gli altri soci. Un organico completo in ogni reparto con due interpreti per ruolo dopo aver risolto il contratto di numerosi giocatori legati alla vecchia gestione Soglia e aver mandato qualcuno in prestito come l’ex capitano Pomante.

L’ORGANICO BIANCOAZZURRO – In porta Pinna, Prisco e Bartoletti, in difesa Olivi, Mengoni, Romito, Sembroni, Medda, Zanon, Vitale e Petterini, a centrocampo Dettori, Tognozzi, Coletti, Zappacosta, Gessa, Matarazzo, Bonanni, Carboni ed il jolly Verratti, in attacco Sansovini, Zizzari, Ganci ed Artistico rappresentano una garanzia per affrontare al meglio un campionato lungo, difficile ed insidioso come quello del girone B di Lega-Pro; varie società tra cui Verona, Taranto, Rimini, Ternana, Cosenza, Ravenna e Reggiana ambiscono alla promozione ma soprattutto le prime due sembravano avere le rose più competitive per poter contendere al Pescara il primato finale.

AVVIO DI STAGIONE: PIU’ PUNTI CHE GIOCO – I biancoazzurri iniziano bene la stagione sul piano dei risultati e nelle prime undici giornate restano imbattuti; il gioco comunque sembra non convincere e molti addetti ai lavori lo sottolineano. In casa la manovra si sviluppa spesso sulle fasce laterali grazie a Gessa e soprattutto a Bonanni sulla sinistra ma i terzini restano molto bloccati e centralmente non si affonda mai; appare degno di nota il fatto che sono rarissime le punizioni guadagnate al limite dell’area di rigore avversaria così come sono in pratica nulle le reti nate da una percussione centrale.

Formazione lunga e scarso movimento senza palla contribuiscono a ricorrere volentieri al lancio lungo saltando il centrocampo dove Dettori non appare a suo agio nel ruolo di regista ed il Pescara si trova sempre in inferiorità numerica nella zona nevralgica; questo rappresenta l’equivoco maggiore a livello tattico.  Il risultato spesso sorride all’undici biancoazzurro grazie ad una difesa difficilmente superabile e guidata con esperienza da capitan Olivi che diventa presto il capocannoniere della squadra grazie ai suoi colpi di testa su calcio piazzato e alla scarsa prolificità degli attaccanti.In trasferta troppi i pareggi e le partite in cui viene dilapidato il vantaggio iniziale facendosi raggiungere puntualmente; il contropiede risulta spesso mal organizzato e gli avversari prendono quasi sempre il sopravvento dal punto di vista del gioco nei secondi tempi.

PERIODO BUIO, NECESSARIO UN CAMBIAMENTO – Dalla sconfitta di Cosenza alla dodicesima giornata inizia una serie negativa consecutiva figlia di una palese involuzione tecnico-tattica; con Bonanni in scarse condizioni e Dettori sempre più insofferente al ruolo in cui viene impiegato, in mediana mancano le idee così come le occasioni in avanti; pagano le punte ma anche la difesa non protetta a dovere dal centrocampo.

Dopo la brutta sconfitta in casa contro la Cavese nella prima gara del 2010, la società decide di dare una sterzata radicale e decide di affidare la panchina ad Eusebio Di Francesco, ex giocatore della Roma e della Nazionale, alla sua seconda esperienza da allenatore dopo quella di Lanciano. Viene promosso da mister della Beretti pescarese con cui aveva svolto un ottimo lavoro portando la squadra al secondo posto del girone grazie ad un gioco offensivo e piacevole; facendo tesoro dei vari insegnamenti di Mazzone, Zeman e Capello, predilige i moduli 4-2-3-1 e 4-3-3.

Il primo è quello con cui decide di schierare la squadra all’inizio della sua nuova avventura curando in primis la fase difensiva; i risultati si vedono subito e nelle quattro giornate in cui siede in panchina il Pescara ottiene due vittorie e due pareggi subendo soltanto una rete. Il problema resta in fase offensiva e nell’assetto del centrocampo dove nell’ultima gara prima della sosta vengono rilanciati Tognozzi davanti la difesa e Dettori mezzala sinistra in un reparto a tre completato da Coletti mezzala destra con risultati nel complesso più che soddisfacenti.

La manovra appare più fluida, la squadra alta e compatta, la condizione fisica a buoni livelli per l’intera gara, i biancoazzurri riescono a tenere il comando del gioco con un buon possesso palla ma ancora non riescono ad incidere in avanti; appena si sbloccheranno gli attaccanti l’impressione è che la formazione di Di Francesco farà parecchi punti.  Il mercato di Gennaio nel frattempo si era chiuso senza l’acquisto del regista a lungo inseguito ma con gli innesti di Soddimo, ala scuola Samp utile su entrambe le fasce, e D’Alterio, terzino destro del Portogruaro. Non si riesce a sfoltire la rosa come si vorrebbe e alla fine i vari Prisco, Medda e Romito restano fino al termine della stagione mentre vengono ceduti in prestito l’attaccante Artistico ed il promettente Matarazzo.

La formazione biancoazzurra riesce a riprendersi il secondo posto mentre il Verona aumenta il suo vantaggio a +6 sfruttando gli innesti di Dalla Bona e Di Gennaro e la sua difesa bunker negli incontri esterni con ancora nessuna rete al passivo. Ad undici giornate dal termine, il primato resta un obiettivo ancora alla portata anche se difficilmente raggiungibile ma la seconda piazza potrebbe rivelarsi fondamentale per conquistare la serie cadetta attraverso i play-off.

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