Dallo scrittore Masciulli un monito a non giocare con la vita

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Dialogo  con  Alessio Masciulli per riflettere sul senso della vita e in particolare della nostra

PESCARA – Osservando e riflettendo su ciò che lo circonda con la sua genuina semplicità, il giovane scrittore pescarese Alessio Masciulli, usa carta e penna come strumenti  per cogliere il senso dei suoi pensieri e sensazioni, spesso raccolti lungo il corso del girovagare solitario a cavallo della sua moto sul sentiero  dell’esistenza.

La sua intelligenza creativa deriva dalla scoperta di sé che si va svelando poco a poco: quanto più la vita cerca di metterlo alla prova tanto più si accende in lui la voglia di raggiungere il suo sogno: l’essere scrittore e poeta! Comunicare dal suo cuore travagliato al cuore dei suoi lettori per infondere un messaggio di ottimismo.

I personaggi dei suoi libri infatti, nonostante si dimenino urlando le sofferenze inflitte dalle torture della vita, non si fanno mai del male ma gioiosamente si arricchiscono nell’ animo!

Nato a Pescara il 30 maggio 1978, vive a Catignano, paese della provincia pescarese in cui culla la passione per la scrittura che ha già preso forma in due sue pubblicazioni: Credevo bastasse amare del 2008 e la raccolta di poesie  Favole sotto le stelle(2009); ed è in cantiere una sua prossima uscita:Mandami una farfalla. Ha partecipato inoltre ha diverse rassegne letterarie;una sua presenza è prevista per  il 6 marzo 2011 nel circolo Overlook di Pescara, all’interno della manifestazione “Tè e libri misti”  per presentare il suo romanzo. Nel frattempo sarà in giro per piccoli reading di poesia negli eventi natalizi toccando le città italiane di  Rimini, Faenza, Roma e qualche altra tappa ancora da fissare;oltre a continuare l’impegno preso nelle scuole,dove il giovane Masciulli si reca per

poter arrivare ai ragazzi con la mia storia, e far si che tra i banchi comincino a parlare d’amore, di voglia di vivere, di sogni, di desideri di amore verso la vita. Vorrei farli avvicinare alla lettura, del mio e di altri libri, vorrei parlare ai loro cuori e ringrazio calorosamente chi mi offre questa  possibilità!’

come è stato illustrato dallo stesso scrittore, lo scopo delle sue opere.

La sua storia purtroppo è quella di un ragazzo separato dalla ragazza che aveva avuto e amato davvero in ventisette anni a causa di fatalità crudele: ‘preso per mano dal suo angelo terreno volato in cielo troppo presto’ trova il coraggio di descrivere minuziosamente  tutti gli stati d’animo di chi resta in vita ed ha ancora il cuore pieno d’amore per lei. Sentimenti discordanti riferiti a questo sciagurato evento padroneggiano nella sua prima creatura letteraria ’Credevo bastasse amare’ e poi un’incontro che cambierà ancora una volta l’esistenza di Alessio, autore e protagonista del romanzo: Manuela.

Una confidente che fa riemergere un sentimento a distanza di tempo, irrompente e sconvolgente come può esserci  in uomo che ha solo bisogno di amare! Gli interrogativi però, non mancano: come comportarsi di fronte a questo nuovo sentimento che gli fa sentire meno la solitudine lasciata da Silvia, la donna che doveva essere la sua compagna della vita? come non  mancano neanche i confronti tra le due esperienze affettive e i ricordi che affiorano ogni volta! Ma la nuova donna rappresenta per il protagonista una lezione di vita e fa di tutto per averla accanto anche se poi la sua storia con lei prende una piega inaspettata. Gli scritti di Masciulli sono dunque vivide immagini del suo io!

L’acerbo autore di Catignano si rifugia nella scrittura per sfogare il suo dolore e la sua rabbia,emozioni forti da cui però riesce a lanciare un messaggio positivo e ottimista di apprezzare le cose semplici della vita,come si può assaporare anche nei componimenti poetici raccolti nella sua successiva opera “Favole sotto le stelle” che offre infiniti spunti per riflettere sulla vita e sull’immenso mistero che l’avvolge.

Un’artista dell’anima si potrebbe definire Masciulli che come la sua ‘principessa’ amava la vita cosi lui  stesso,considerandola un esempio da seguire, trae dal quel vuoto lasciato la forza per andare avanti e scorgere che in tutto c’è vita e si deve apprezzarla quotidianamente questo meraviglioso dono concesso ad ognuno di noi!

“La vita è perdono, la vita è bontà, io credevo bastasse solo amare, invece bisogna manifestarlo sempre” viene riportato in suo passo che può essere riassunto nella farse la vita è un tesoro che va valorizzata sempre nel bene e nel male. Questo è il messaggio che l’autore lancia ai suoi lettori attraverso le sue opere e in particolari ai ragazzi che incontra nelle scuole. Appuntamenti  a cui egli tiene molto e che ci facciamo raccontare dallo stesso Alessio Masciulli tramite una breve intervista a cui gentilmente ha risposto:

Signor Masciulli da una breve chiacchierata con lei, ho subito intuito che il contatto diretto con il pubblico e soprattutto con i ragazzi è un’iniziativa a cui tiene molto;ci spiegherebbe il motivo? E qual è esattamente il messaggio che vuole lasciare a loro?

R: Il motivo per cui tengo ad incontrare i giovani  sta  nel fatto che  loro oggi, da qualunque direzione, sono bombardati spesso da mille falsi valori. Questa può sembrare un’ affermazione banale ma se ci riflettiamo un pò, non è così. Io voglio riportare l’attenzione alle cose semplici, alla normalità, alla genuinità di un abbraccio, di una carezza. Al mostrare sempre i propri sentimenti senza dare nulla per scontato. I giovani ci ascoltano, sembrano magari distratti o disinteressati ma poi riflettono sempre e se qualcuno ricorda loro che il segreto di un sorriso non è un assurdo mistero, che la voglia di vivere va cercata ogni mattina, se qualcuno ricorda loro che sognare è alla base di tutto, che non devono arrendersi mai di fronte a nulla, che si può cadere, è vero, ma ci si rialza sempre.

Se qualcuno ricorda loro che bisogna essere curiosi verso la vita, che bisogna parlare, aprirsi, mettersi continuamente alla prova, io credo che nei loro cuori qualcosa cominci a cambiare. Io ho voglia di provarci, di mettermi in gioco e farmi carico di questo compito arduo: arrivare nei cuori dei ragazzi delle scuole, tra i banchi e diffondere il virus dei sogni, dell’amore, della semplicità. Voglio far tornare viva l’emozione di creare, di avere fiducia in se stessi di innamorarsi della vita. Questo è il mio scopo e quando a volte ci riesco, guardare negli occhi i ragazzi e vederli illuminarsi di emozioni, è la mia gratificazione più grande.

Perché sente la necessità di rivolgersi ad un pubblico giovanile? Non crede che la sua esperienza possa essere utile a tutti,senza distinzione di età?

R: In realtà ho avuto molti generi di pubblico nelle mie presentazioni e ovviamente non faccio distinzioni di età ma punto ai giovani perchè mi sento uno di loro e creando una sorta di ponte tra noi, immagino che il dialogo poi sia più diretto e spontaneo. I giovani oggi sono gli utenti più distratti della strada, sono quelli che giocano di più con la vita e sono quelli che hanno maggiore bisogno di aiuto sotto ogni punto di vista. Il mio libro certo non ha nessuna presunzione, ma solo tanta voglia di far riflettere, di dare un imput, un pensiero che magari faccia scattare altri meccanismi, una specie di reazione a catena. La mia esperienza è utile a tutti anche perchè parla al cuore, tramite la mia storia si toccano emozioni che credevamo spente. Morire a 24 anni sulla strada è un dramma, ma se lo lasciamo tale non servirà mai a nulla. Io voglio trasformarlo in un monito per chiunque, questo libro riaccende qualcosa dentro il lettore e quel qualcosa si chiama vita.

Signor Masciulli, quotidianamente vive  in  un paese  periferico, in base anche alla sua esperienza di ragazzo, crede che gli adolescenti  di una piccola realtà siano più  predisposti a vivere una vita semplice  e apprezzare i piccoli ma genuini aspetti dell’esistenza umana rispetto ai loro coetanei residenti nelle grandi città che invece potrebbero avere maggiori distrazioni?

R: Ormai le distrazioni sono ovunque e alla base di ciò, non si può fare più distinzioni tra piccoli paesi e grandi città. Ovviamente la differenza c’è, però credo sia più nell’ individuo stesso che nel sistema che gli ruota attorno. Si possono amare le cose semplici anche nel caos di una grande metropoli. Molte delle mie poesie le scrivo quando viaggio e riesco a scovare in tutto quella confusione, le più piccole particelle di emozioni. Poi ci sono persone che anche di fronte ad un tramonto di campagna, restano indifferenti. I piccoli centri hanno il vantaggio di amalgamare e unire le persone come fossero una grande famiglia, nelle città credo invece che paradossalmente si tenti ad isolarsi di più per stare bene con se stessi. Una vita semplice la si vive a priori, quindi non è fondamentale il luogo dove ci si trovi.

Non voglio riaccendere una polemica ormai superata ma  invitarla ad una riflessione. Silvia è scomparsa  il 25 maggio 2006,a soli 24 anni in un  brutto incidente stradale  a Cugnoli. Il 3 giugno avrebbe discusso la sua tesi sull’ ottimismo nella  facoltà di Psicologia di Chieti in cui aveva già superato tutti gli esami. Ma quella laurea non arrivò mai perché «Non fa parte delle regole» fu la risposta della facoltà D’Annunzio alla domanda della famiglia di Silvia che voleva quel riconoscimento e per la giovane quel giorno fu preparata una simbolica pergamena letta dalla sua migliore amica. Anche da questo infelice episodio non potremmo trarre un insegnamento per i tanti ragazzi che studiano e si laureano ma forse ignorano il gusto di acculturarsi per riempire le proprie lacune cognitive e mettere il proprio sapere a disposizione degli altri?quello che era invece, l’intento di Silvia ?

R: L’ università non volle concederci la laurea per ovvie questioni legali e così preparammo una pergamena fai-da-te. Silvia ci teneva davvero a quella laurea. Davvero tanto. Ora spesso sento di studenti che hanno interrotto gli studi per cause banali o di genitori disperati perchè i figli falsificano firme sui libretti degli esami per anni. Silvia era una ragazza come tante altre, voleva laurearsi per dedicarsi allo studio della psicologia dei bambini, poterli capire meglio e aiutare. Lei sosteneva che nella felicità e nell’ ottimismo era racchiusa la cura per molte patologie infantili. Molti ragazzi ignorano lungo il percorso di studi, quanto sia bello è utile il sapere. La cultura ci rende liberi, ma il desiderio di acculturarsi arriva sempre tardi ed è questo un altro dei miei scopi: invogliare a leggere libri, a documentarsi. A saper confrontare le idee, discutere e allenare la mente, anche partendo da un libro semplice come il mio.

Le sue precedenti opere hanno riscosso molti consensi da parte del pubblico; ora sta per uscire un nuovo libro: “Mandami una farfalla”. Ci parla brevemente di questa sua ultima creatura e cosa  si  riserva  per il  tuo  futuro editoriale?

R: Sono molto soddisfatto dei miei libri perchè sono entrati nel cuore dei lettori con molta facilità e per me è qualcosa di indescrivibile.  Il prossimo romanzo è un pò il seguito del primo. E’ la storia di un ragazzo che dopo la tragica morte della sua ragazza sogna di diventare scrittore, racconta come è dura affrontare la realtà quotidiana del lavoro, dei falsi amici, dei sogni, di una vita di sacrifici e progetti. Parla del quotidiano vero, dei giorni nostri, della sua energia che ha nel credere alla magia del volo delle farfalle, ci crede lui e lo insegna a tutti quelli che toccano il suo cammino, fino a che un giorno però….

L’intellettuale Edoardo Sanguineti ha affermato che ‘La poesia non è morta,ma vive una vita clandestina’; leggendo la sua antologia di poesie ho percepito la sensazione che l’arte poetica sia viva e necessita  solo di un’ animo sensibile come  il suo, a darle voce e non farsi soffocare dalle altre forme di comunicazione. Cosa ne pensa in merito?

R: La poesia non è morta in effetti mai forse perchè non è mai nata, vive e basta. Vive ovunque, è anche in questa conversazione se ci pensiamo un pò, c’è la poesia che diventa parola, poi suono, immagini e poi il tutto si culla nei cuori di chi legge. La sensibilità di chi scrive è importante, ma sarebbe vana se non trovasse altrettanta sensibilità nella lettura.  Chi scrive poesia ha dentro la poesia, chi la legge deve già averne un po’ per farne entrare dell’altra.

In base alla sua esperienza di scrittore e poeta, il pubblico recepisce meglio i messaggi che l’autore vuole trasmettere attraverso la prosa o i componimenti in versi?

R: Nel mio caso e con la mia piccola esperienza, credo che molti lettori percepiscano meglio i messaggi attraverso il romanzo piuttosto che attraverso la poesia. Anche se quest’ultima è più diretta e breve, molti prediligono le pagine di narrativa dove perdersi e vivere appieno la storia con tutti i suoi personaggi. Ciò che l’autore poi vuole comunicare, se ben inserito in un contesto letterario, viene assimilato e capito meglio se il tutto viene romanzato e descritto ascoltando sempre il proprio cuore, che è poi la regola, secondo me più importante, di ogni buon scrittore.

In ultima battuta ringrazio il signor Alessio Masciulli per essersi reso disponibile e per aver voluto condividere con noi le sue riflessioni e stati d’animo intimi. Questi ultimi non sono stati volutamente approfonditi per rispetto dell’autore e della famiglia della giovane Silvia;la sua scomparsa ha lasciato in ogni suo caro un vuoto e un dolore verso cui la sottoscritta pensa che si debba avere rispetto per preservare la dignità di una persona che non c’è più e avrebbe potuto dare molto!

Dallo scrittore Masciulli un monito a non giocare con la vita ultima modifica: 2010-11-23T10:22:19+00:00 da Annarita Ferri
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Annarita Ferri

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