Seguace di Giuseppe Garibaldi e di Francesco Crispi. Fu uno spavaldo e coraggioso cronista parlamentare (lo definirono, per la sua furbesca capacità di ottenere notizie, “la volpe dei cronisti parlamentari”. Curò anche la “cronaca nera”. Fu direttore del “Ciceruacchio Tribuno” e successivamente diresse lo storico quotidiano capitolino “La Capitale” (fu amico e prezioso collaboratore del fondatore Raffaele Sonzogno). Fondò anche il giornale “Il popolo abruzzese”. Autore dei romanzi “Deserti”, “Villa romana Profili”, “Dopo il fallo” e “I corsari della della breccia” uscito nel 1909 (trattò del famoso scandalo della Banca Romana e del primo ministro Giolitti).
Scrisse “L’Internazionale a Roma” e poi un importante “ Vita di Garibaldi” che ebbe uno straordinario successo editoriale. Il 3 giugno del 1871 sposò, a Firenze, la napoletana Adelgarda Caso (una delle figlie, Dora, fu funzionaria del Ministero delle poste e delle telecomunicazioni). Nel 1886 si candidò, senza fortuna, per la elezione a deputato nel collegio abruzzese (fu sostenuto dal teatino Luigi Zotti della Società Operaia).
Avversò fortemente, in Abruzzo, il potente onorevole Camillo Mezzanotte. Quando, il 6 febbraio del 1875, il suo “maestro” ed amico Raffaele Sonzogno fu assassinato, con tredici coltellate, Filandro Colacito fu un prezioso “testimone d’accusa” per risalire ad uno dei mandanti dell’omicidio ( Giuseppe Luciani che fuggì con la moglie di Sonzogno). Di carattere “fumantino” sfidò a duello un altro giornalista del tempo Ernesto Mezzabotta (l’incontro finì senza feriti). Filandro Colacito morì nel 1914.
A cura di Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”
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