TERAMO – “Rivolgo il mio più cordiale saluto ai rappresentanti delle istituzioni, delle forze dell’ordine, delle associazioni, ai cittadini tutti, alle nostre ragazze e ragazzi. Quest’anno celebriamo il 79° anniversario della nascita della Repubblica Italiana. Una data, quella del 2 giugno, che ha rappresentato l’avvio di un percorso che ha fatto dell’Italia il Paese dei diritti, della democrazia, della libertà. Ideali e vali che dobbiamo continuare a conservare e difendere sempre, in ogni tempo. Oggi più che mai.
In quella data storica non si votò solo per la Repubblica, ma anche per l’Assemblea Costituente, chiamata a scrivere la nuova Costituzione, segno del legame inscindibile che c’è tra la nostra Repubblica e la nostra Costituzione, che insieme rappresentano il testimone di quella lotta per la libertà e l’uguaglianza per la quale migliaia di uomini e donne hanno sacrificato la propria vita.
Ricordarlo, oggi come ieri, è fondamentale: perché nel voto del ’46 si riversò la consapevolezza di tutti i cittadini di quanto fosse importante la partecipazione dei singoli alle scelte sul futuro dello Stato Italiano.
Quel giorno, in cui per la volta si votò a suffragio universale, su 28 milioni di aventi diritto i votanti furono quasi 25 milioni, pari all’89,08%, e le donne, che votavano per la prima volta, si recarono alle urne in percentuali identiche a quelle degli uomini e addirittura in percentuale più alta nell’Italia meridionale e nelle isole.
Un esercizio di democrazia il cui valore è sancito nelle pagine della nostra Costituzione, che all’articolo 48 ci ricorda come il voto non sia solo un diritto ma un dovere civico oltre che morale. Per questo oggi, nel celebrare la Repubblica, celebriamo anche la nostra Carta Costituzionale e l’importanza del diritto/dovere del voto.
E qui mi rivolgo soprattutto ai giovani. Il voto libero, democratico, è la base della nostra Repubblica. Ce lo ha ricordato, nel suo discorso del 25 aprile, il Presidente Mattarella, quando ha evidenziato come “non possiamo arrenderci all’assenteismo dei cittadini dalla cosa pubblica, all’astensionismo degli elettori, a una democrazia a bassa intensità”.
Se vogliamo davvero celebrare la Repubblica, dobbiamo mantenerne vivi i valori fondanti. Ed è per questo che, tra le nostre priorità, non può non esserci l’impegno a portare a compimento quel processo di piena cittadinanza delle donne che oggi, a settantanove anni da quel 2 giugno, è ancora in mezzo al guado. Ce lo confermano i dati sulle violenze di genere, sulla disparità salariale, sul taglio di servizi essenziali per garantire una reale parità di genere, sulla diseguale e, per questo ingiusta, garanzia oggi del diritto fondamentale alla salute, che è anche diritto alla vita. E questo, nonostante “le donne sono state artefici della Repubblica. E oggi sono artefici del suo divenire”, come ci ricordato ancora una volta il Presidente Mattarella.
La Repubblica non è solo una forma di stato, come ho avuto occasione di evidenziare più volte. La Repubblica rappresenta una visione di società che pone la persona al centro, la sua dignità prima di tutto. E, oggi più che mai, non può che essere una Repubblica che si apre all’Europa, forte dei suoi valori, dei suoi ideali, delle sue tradizioni. Ne erano consapevoli già i Padri e le Madri Costituenti.
Nel suo discorso del 2 giugno 1949 per l’inaugurazione del monumento a Giuseppe Mazzini, eretto a Roma sull’Aventino, lo stesso Presidente Luigi Einaudi ebbe a sottolineare come già gli uomini del Risorgimento avessero chiaro che l’Italia non poteva però vivere libera se non in una libera Europa. “Già parlavano – ci ricordava Einaudi – di una umanità destinata ad abbracciare tutti i popoli e tutte le Patrie di questa nostra travagliata terra”, aggiungendo che ” lo sforzo compiuto per l’unità d’Europa e per una umanità solidale nelle opere di bene è anche sforzo volto alla grandezza della Patria”. E la nostra Patria, oggi, deve essere oggi l’Europa libera e unità dei popoli.
Oggi più che mai, di fronte all’attuale situazione geopolitica e alle guerre che insanguinano l’Europa e il bacino del Mediterraneo, la nostra Repubblica, fondata su quel ripudio della guerra sancito dall’articolo 11 della Costituzione, deve rappresentare un faro per chiunque voglia impegnarsi a riprendere quel progetto di pace che si chiama Europa.
Una Repubblica, dunque, che apre i propri confini e che guarda alla costruzione di quegli Stati Uniti d’Europa che trovano il loro fondamento nel superamento dei sovranismi e dei nazionalismi, che hanno già dimostrato, in tempi non troppo lontani, di rappresentare la negazione dei principi di libertà e solidarietà tra i popoli.
Tanto che la nostra Costituzione dedica ben 2 articoli dei principi fondamentali ai rapporti internazionali e alla solidarietà tra popoli: l’articolo 10, in base al quale “l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute”, prevedendo anche che ‘lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge”, e l’articolo 11.
Un articolo che oltre a sancire il ripudio della guerra prevede espressamente che l’Italia consenta, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni, promuovendo e favorendo le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
Sovranismo e sovranità sono infatti due concetti profondamente diversi: l’uno è la distorsione dell’altro.
La strada da seguire, dunque, è quella tracciata con lungimiranza dai nostri Costituenti quel 2 giugno del 1946.: quella di una Costituzione antifascista, antisovranista e antinazionalista.
Per questo, anche quest’anno, voglio chiudere questo mio saluto rivolgendomi ai giovani, esortandoli ancora una volta a rendersi interpreti dello straordinario patrimonio di libertà che proprio oggi, nel 1946, ci venne garantito: Repubblica, Democrazia, Costituzione.
Viva il 2 giugno, viva la Repubblica, viva la Costituzione, viva l’Italia”.