A quasi 43 anni il giocatore dell’Atletico Silvi si è laureato Capocannoniere della C1 abruzzese. L’intervista
SILVI – In una stagione agonistica conclusasi prematuramente a causa della pandemia, è bello poter comunque parlare di miracoli sportivi. Uno di questi lo ha sicuramente firmato Fabiano Di Muzio nel Calcio a 5: vincere la classifica di Capocannoniere della C1 abruzzese a quasi 43 anni è un’autentica impresa. Chi lo conosce bene, però, non si stupisce: numeri da capogiro per lui, con 660 gol in carriera finora e 34 in questa annata appena conclusa, 30 in campionato e 4 in Coppa.
L’Atletico Silvi, la sua squadra, ha vissuto una stagione molto positiva, ma sfortunata: ha infatti perso solo due partite che però sono praticamente costate entrambi gli obiettivi in palio alla vigilia (Campionato e Coppa). Il rammarico è di non aver affrontato questi match nelle migliori condizioni, causa infortuni importanti in ruoli chiave. Resta l’orgoglio di essersela giocata su entrambi i fronti fino alla fine. Non è però detta l’ultima: persa la Coppa (il ricorso presentato contro l’Antonio Padovani è stato respinto dal CONI qualche giorno fa, ma si aspetta ancora la Corte d’Appello Federale), c’è invece speranza per il campionato visti i 61 punti realizzati che fanno della squadra teramana la migliore seconda classificata nell’intero panorama nazionale e dovrebbero determinare la promozione in serie B, a seconda della formula che si deciderà di adottare.
Sarebbe il giusto premio per la squadra, ma anche per Fabiano Di Muzio, uno che ai numeri e ai successi sportivi tiene tantissimo, ed ha dimostrato sul campo anche quest’anno di poter dire ancora decisamente la sua nonostante lo scorrere del tempo … un tempo che per lui sembra essersi fermato!
Questa la nostra intervista con il bomber dell’Atletico Silvi.
Un altro grande traguardo …. Capocannoniere ad un’età nella quale molti giocatori hanno già smesso da anni …. sensazioni?
“Un altro traguardo raggiunto. Ci eravamo sentiti con voi dell’Opinionista a Dicembre 2018 per i 600 gol, dopo un anno e mezzo innanzitutto siamo a 660 gol e soprattutto siamo a festeggiare un titolo di Capocannoniere, il quinto della mia carriera, 21 anni dopo il primo, conquistato nel 1998/1999 con la maglia del CUS Chieti nel campionato che ci portò dalla A2 alla A1, passando poi per quelli con le maglie di Pescara, Loreto ed ancora Chieti. Credo non ci sia bisogno di aggiungere altro. Sono felicissimo anche perché quest’anno nel campionato di C1 hanno giocato fenomeni del calibro di Dodò, Junior e Massimini ed essermeli “messi dietro le spalle” è motivo di grande orgoglio”.
Che stagione è stata per te e l’Atletico Silvi viste le aspettative della vigilia?
“È stata una stagione particolare: un campionato terminato con quattro giornate d’anticipo per via della pandemia, quando, dopo una corsa a due eravamo a 3 punti dalla prima e ben 17 avanti alla terza in classifica. Questi numeri la dicono lunga sull’andamento di una stagione nella quale ha fatto la differenza una partita, vinta con merito dal Magnificat, ma capitata nel momento peggiore del nostro campionato a causa di alcuni infortuni in ruoli chiave. Definirei la stagione dell’Atletico Silvi assolutamente positiva, ma sfortunata: essercela giocati testa a testa con una squadra nelle cui fila militano due brasiliani, di cui uno protagonista in A1 fino allo scorso anno, tre ragazzi provenienti dalla Serie B oltre ad altri elementi di categoria, non è cosa da poco. Chi segue questa disciplina sa bene che, scendendo di categoria, almeno per il primo anno, si hanno una o anche due marce in più, ed è stata questa, credo, la differenza tra noi ed il Magnificat nel match che di fatto ha deciso il campionato”.
È stata una stagione strana, interrotta per i noti fatti della pandemia. Dove pensi sareste arrivati senza questa interruzione e quanto rammarico c’è in voi?
“Tu mi conosci bene e sai che non mi piace cercare scusanti e non nascondo che la delusione per la finale di Coppa Italia persa è stata dura da digerire, più che altro perché avvenuta contro una squadra che in campionato credo abbia terminato una ventina di punti alle nostre spalle. I tre giorni di Coppa sono stati per noi una sorta di “Grande Fratello”. Di pari passo alle soddisfazioni sul campo, le bellissime vittorie contro Magnificat ai quarti e Lanciano in semifinale, purtroppo perdevamo elementi per infortuni e squalifiche e ci siamo trovati a giocare la finale con le ossa rotte, non riuscendo a far valere la differenza dimostrata invece in campionato. Anche in questo caso, però, mi sento di dire che sono felice ed orgoglioso di essermela giocata fino alla fine. A Silvi da un anno e mezzo a questa parte la società ha intrapreso un graduale cambio di passo e di mentalità che ci ha portato ad essere protagonisti, seppur sfortunati, nelle ultime due stagioni. Giocare finali, playoff, spareggi non è cosa da tutti e chissà che il prossimo anno non ci si trovi a calcare platee nazionali: credo che Silvi possa essere orgogliosa di quanto fatto!”.
Tornando a te …. anni fa ti dissi che eri “l’highlander del nostro calcio a cinque” …. oggi chi è Fabiano Di Muzio? Ti senti un modello per il movimento?
“Non mi sento un “immortale” di questo sport e ti confesso che mai avrei pensato di avere la fortuna, la possibilità e la voglia a quasi 43 anni di scendere ancora in campo e tanto meno di essere ancora protagonista ed addirittura capocannoniere del campionato. Chi sono oggi? Sono lo stesso di 22 anni fa quando scelsi il calcio a 5 e la maglia neroverde della mia città, più maturo di certo e con tanti capelli bianchi, ma sempre uno che non si prende troppo sul serio e che vive di sfide. Ho fatto dell’umiltà la mia forza, mi piace allenarmi, forse ora più di prima e spero di poter essere un esempio di questi valori per i miei figli e magari per qualche giovane che sta intraprendendo il percorso del calcio a 5. Riguardo la mia carriera, oltre ai numeri ai quali tengo tantissimo, ho la fortuna di essere stato apprezzato come persona e giocatore sia dai compagni che dagli avversari e credo sia questa la mia soddisfazione più grande”.
Cosa farai ora? Quanta voglia c’è di continuare ancora e dove vuoi arrivare?
“Dove giocherò e con quali colori non lo so, o meglio forse il mio cuore lo sa già, però posso dire che la mia carriera non può terminare a causa del Coronavirus per cui ci sarò ancora, più motivato che mai anche perché all’orizzonte c’è un altro “numeretto” che inizia con il 7 e finisce con 00 e chissà che non ci tocchi risentirci di nuovo tra qualche tempo per un’altra intervista nella quale parlare di un nuovo traguardo raggiunto!”.