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Atri, incontro elettorale del Pd nella chiesa di Sant’Agostino: la rabbia dei familiari delle vittime di Rigopiano

da Redazione

foto-comizio-PDNella  Chiesa era stato celebrato il funerale di tre delle 29 vittime .Momenti di tensione  martedì sera.Il Presidente della Regione, Luciano D’Alfonso ha disertato l’incontro

ATRI (TE) – Finora erano rimasti rigorosamente in silenzio durante la campagna elettorale, proprio per evitare strumentalizzazioni, ma sapere (e vedere) che il Partito Democratico aveva organizzato un incontro politico proprio dov’era stato celebrato il funerale di tre delle 29 vittime, che il tavolo dei relatori era posizionato sull’altare dove c’erano i feretri, e, soprattutto, che doveva parlare anche il Presidente della Regione e candidato al Senato, Luciano D’Alfonso, tutto questo per loro è stato davvero troppo per non intervenire.

Momenti di tensione, martedì sera ad Atri, nella chiesa di Sant’Agostino, dove era in programma, alle 19, un appuntamento elettorale del Pd con il Governatore dell’Abruzzo e dove si è presentato un nutrito gruppo dei familiari delle vittime della tragedia di Rigopiano. “Vergogna, qui c’erano le bare” hanno gridato alcuni di loro agli organizzatori che aspettavano D’Alfonso, il quale, avvisato della loro presenza, ha deciso di disertare il convegno, esasperando ancora di più gli animi.

“Sapevamo che era partito dal suo precedente appuntamento per venire ad Atri, ma appena ci hanno visto ci hanno scattato delle foto, lo hanno avvertito con dei messaggi della nostra presenza e il signor D’Alfonso non è venuto – ha tuonato il superstite Giampaolo Matrone, tenendo nella mano sinistra, l’unica che gli è rimasta disponibile, la foto della moglie Valentina deceduta nell’hotel travolto alla valanga – Lo stavamo aspettando tutti, ma non ha avuto il coraggio di affrontarci. Lui sa bene di avere sulla coscienza tutte queste persone, questi giovani, ragazzi e ragazze, che non ci sono più, vite distrutte e rovinate: questo è lo “schifo” dell’Abruzzo e delle istituzioni”

Parole forti.

“Ma continuerò a cercarlo – ha incalzato il pasticciere di Monterotondo, che è assistito da Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini –: mi deve guardare negli occhi. A 35 anni quello che è successo non lo accetto: rovinato io, mia figlia, rovinate le famiglie qui attorno. Oggi non dovevamo essere qui, io dovevo stare a casa con mia figlia e mia moglie, al caldo, non andare in giro a cercare coloro che ci hanno distrutto la vita. E che si permettono pure, in questa chiesa dove l’anno scorso hanno celebrato tre funerali, di fare un comizio del Pd, di fare propaganda.

D’Alfonso se ne vuole andare al Senato? Piuttosto ci dia spiegazioni: perché quel 18 gennaio non ci sono venuti a salvare, a tirare fuori; perché ci hanno lasciato morire come topi, io e tutti gli altri. Passino un’ora sotto le macerie di tutte quelle che io e queste persone abbiamo trascorso lì sotto e vediamo se si presentano ancora a fare questi comizi e se vanno ancora in giro a promettere. Il 17 gennaio 2017 dovevano promettere, la mattina del 18 gennaio dovevano prometterci che ci venivano a liberare; invece no, abbiamo aspettato la morte sequestrati dentro a quell’hotel senza una via di fuga.

Quel maledetto 18 gennaio dov’era quell’impegno che D’Alfonso sta mettendo oggi nella sua campagna elettorale? Cos’ha fatto allora? Perché non ci ha mandato una turbina? Questo voglio chiedergli. Il Governatore ha le maggiori responsabilità, ci aspettiamo l’avviso di garanzia anche per lui” ha concluso Matrone, alludendo ai già diversi funzionari regionali iscritti nel registro degli indagati per non aver realizzato, tra le altre cose, la carta per il pericolo valanghe.

“E’ un mese che sappiamo che D’Alfonso va in giro a fare comizi per la sua campagna elettorale, ma mai e poi mai ci saremmo aspettati che sarebbe venuto in questo luogo sacro dove tre vittime di Rigopiano, Claudio, Sara e Cecilia, stavano là, nell’altare – ha aggiunto Gianluca Tanda, il Presidente del Comitato Vittime di Rigopiano – Finora non l’avevamo contestato, abbiamo anche spostato la nostra manifestazione che organizziamo ogni mese per non dare vantaggi ad altri politici. Per ora per noi i politici sono tutti uguali, qualunque sia la loro appartenenza, da loro vogliamo solo spiegazioni, la verità vera: fino ad oggi ne sappiamo solo una parte, l’altra ce le devono dire. Questo però per noi è stato veramente tanto, troppo: siamo venuti qui per dire al Presidente «almeno scendi da quell’altare, che per noi è sacro, e vai da un’altra parte a fare il tuo comizio»”.

“Dopo il 4 marzo – ha avvertito Tanda – ci organizzeremo e per noi inizierà la battaglia vera: in questo modo non rischiamo la strumentalizzazione di nessuno. Non vogliamo che passi il messaggio che siamo qui perché ce l’abbiamo con questo o quell’altro partito. Ce l’abbiamo solo con chi ha ucciso 29 persone, siamo qui perché attacchiamo chi è coinvolto in questa strage. D’Alfonso se ne vada pure al Senato: lo raggiungeremo anche là, non abbiamo paura di nessuno. Non abbiamo più nulla da perdere”.

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