Interviste

Arancia Meccanica a Pescara, l’attore e regista Daniele Russo si racconta

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Sarà tra i protagonisti dello spettacolo che andrà in scena domani sera al Teatro Massimo di Pescara

PESCARA – Daniele Russo, diplomato all’Accademia d’Arte Drammatica del Teatro Bellini, attore e regista soprattutto teatrale, sarà di scena domani sera, giovedì 7 aprile, al Teatro Massimo di Pescara con “Arancia meccanica”. L’attore ci ha gentilmente concesso un’intervista.

Daniele Russo a Pescara con “Arancia Meccanica”, interpreta il ruolo di Alex, come si trova in questo personaggio e in questo impegno teatrale?

“È stato uno dei personaggi sulla carta più complessi e con il quale mi diverto di più in assoluto ad andare in scena. A me piace essere il più possibile lontano e fuori parte del personaggio per cercare di arrivare a capire le motivazioni e le spinte ed in questo caso è un personaggio che ha delle motivazioni tutte sui generis e che mette peraltro in pratica ancora più sui generis. È stata una bella sfida ed un divertimento. Non mi riferisco nemmeno più di tanto al film perché quando ti scontri con questi capolavori della storia del Cinema fai proprio finta che non esistano anche perché i linguaggio teatrale è talmente diverso che sei sereno nell’affrontare un discorso creativo e di resistere al pubblico che è completamente diverso”.

Questo spettacolo si rifà al romanzo “Arancia Meccanica” che è stato reso celebre dal film cinematografico che ne è scaturito. In questo spettacolo teatrale che differenze ci sono con il libro e con il film?

“Diciamo che rispetto al film lo spettacolo teatrale presenta meno differenze nel senso che nel racconto teatrale è lo stesso racconto del romanzo che è Burgess, quindi è un racconto scritto da lui, la regia l’abbiamo accostata il più possibile alle sue esigenze, ma la storia di base è quella. Una delle maggiori differenze che può balzare all’occhio è la messa in scena ed il fatto che noi, almeno per quanto riguarda la trasmissione del film in italiano, con il doppiaggio, non utilizziamo un linguaggio molto aulico, ma esaltiamo una delle peculiarità del Teatro, vale a dire un linguaggio che sta a metà tra il russo e l’inglese e che aveva creato Burgess, l’autore del romanzo, e noi ne facciamo proprio una colonna portante. Infatti si fatica a comprendere i drughi”.

Com’è nata la sua passione per il Teatro?

“Sono figlio d’arte, nato e cresciuto in Teatro, madre e padre registi, anche io ho tre figli e so che quanto prima cadranno nella trappola perché il Teatro solo chi non lo conosce lo evita, è una droga, è un mondo bellissimo, è bello vedere il pubblico. Io ricordo le mie sensazioni da bambino nel vedere i miei genitori in scena, la gente reagire, il Teatro pieno, sono cose che ti rimangono e cominci a sognare di salire sul palco e poi quando ce la fai è una soddisfazione. Il rapporto con il pubblico è uno dei motivi fondanti, poi c’è anche il percorso creativo in cui nel Teatro all’attore è concesso di essere uno strumento non fine a se stesso, fare quello che è più vicino alle sue corde. In tv si fa quello che è più rapido e veloce possibile, invece in Teatro ci si può dedicare di più e meglio alla cosa. Questo mi è successo quando mi è capitato di fare Cinema o Televisione in cui non avevo il tempo di fare quello che volevo fare. Quindi in Teatro il percorso del personaggio è molto più lungo, anche più ragionato se vogliamo. Poi se mettiamo anche il rapporto con il pubblico la preferenza è totale. Paradossalmente mi piacerebbe più rivedermi in un film che in uno spettacolo, sono due mondi diversi, ma nel farlo mi diverte più il Teatro”.

Nella sua carriera ha interpretato diversi classici sia come attore che come regista, come affronta questi due ruoli e quale opera sente più “sua” (nel senso ampio)?

“Non lo so perché ogni personaggio che fai ti lascia qualcosa dentro. Ci sono personaggi che ho sentito dentro di me di essere cresciuto a livello professionale e di aver fatto un passo in avanti. In questo caso penso sicuramente a quattro personaggi diversi che sono: ‘Molto rumore per nulla’ in cui interpretavo il ruolo di Benedetto; ‘Quattro’ con la regia di Paolo Zuccarini, prima che esplodesse il fenomeno che porta la Camorra nel Cinema e nel Teatro, lì ho sentito uno scatto nel mio percorso di crescita importante; un altro sicuramente è ‘Arancia Meccanica’ perché arrivare ad Alex è stata dura, è stato faticoso, così come fatico nell’andare in scena, è quello che cerco però e ‘Dignità Autonome di Prostituzione’ con cui in Abruzzo non siamo mai venuti, trasformiamo i teatri in dei Bordelli, è un carrozzone pieno di prostitute. Quindi questi sono i personaggi con cui sento di avere fatto un passo in avanti. Quello da regista in realtà è un percorso che tengo più in secondo piano anche perché c’è mio fratello che è più lanciato su questo versante, preferisco assolutamente considerarmi un attore puro”.

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Foto di scena di Francesco Squeglia

Arancia Meccanica a Pescara, l’attore e regista Daniele Russo si racconta ultima modifica: 2016-04-06T22:07:36+00:00 da Francesco Rapino
Pubblicato da
Francesco Rapino

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