ORICOLA – Un problema presente da anni nel piccolo comune della provincia de L’Aquila e che non è ancora stato risolto nonostante i provvedimenti giudiziari. I cittadini sono spaventati per la presenza di un capannone dell’ex fornace Corvaia in località Golfarolo costituito da ingenti quantitativi d’amianto in matrice friabile ed altri rifiuti pericolosi.
La struttura di oltre 10000 mq da anni è soggetta ad analisi e decreti giudiziari inseguito alle numerose polemiche sorte tra la popolazione residente,come spiega il prof Virgilio Conti che ci ha informati sulla vicenda:
Le lettere scritte a vario titolo nel corso degli anni costituiscono un faldone ormai cospicuo e polveroso. Esposti e denunce, ispezioni ed analisi, ordinanze e ingiunzioni, sequestri e processi… ma ad oggi e da decine d’anni l’amianto e tutti gli altri rifiuti pericolosi di questo orrendo relitto industriale contaminano l’aria, la terra, le acque. Ispezioni ed esami effettuati dalle competenti Agenzia per l’Ambiente e ASL ne hanno accertato e certificato il pericolo per la popolazione ma le ordinanze del comune di Oricola sono rimaste disattese così come le numerose esortazioni e moniti, per interventi di messa in sicurezza, da parte di: Dipartimento della Protezione Civile di Roma, Prefettura dell’Aquila, Regione Abruzzo e Amministrazione Provinciale dell’Aquila. Della vicenda è stata interessata anche la Procura della Repubblica per l’accertamento di eventuali responsabilità penali e nel 2008 la struttura e la relativa area di pertinenza sono poste sotto sequestro penale da parte di GdF e NOE. Il processo si è concluso con la condanna, per inquinamento ambientale, del proprietario del sito ad un anno e due mesi di reclusione, al pagamento di settemila euro ed al risarcimento delle spese per la recinzione; al proprietario viene altresì intimato di bonificare l’area confiscata. A dicembre 2009 nulla di fatto è avvenuto ed è sempre più urgente e indifferibile un intervento risolutivo, nel rispetto della sentenza emessa.
In passato la miscela cemento-amianto, dal nome commerciale Eternit, veniva impiegata come materiale per l’edilizia: tegole, pavimenti, tubazioni, vernici e canne fumarie, ma l’amianto adoperato anche per confezionare le tute dei vigili del fuoco in quanto materiale resistente al calore. In Italia tali usi non esistono più dal 1992, anno in cui l’utilizzo dell’amianto è stato proibito con la legge n. 257 , la quale oltre a fissare le procedure per la cessazione delle attività inerenti l’estrazione e la lavorazione dell’amianto, si è occupata anche dei lavoratori esposti a tale materiale, introducendo ingenti benefici pensionistici .
La nocività dell’amianto, insieme di materiali silicatidetto anche asbesto, è ormai stata accertata da anni, tanto che tra le patologie professionali riconosciute dall’INAIL, quella correlata all’amianto è stata la prima ad appartenervi; oltre ad esserne vietato l’uso in molte nazioni,compresa l’Italia. Le polveri d’amianto, se respirate, provocano,infatti,tumori della pleura e carcinomi polmonari. Purtroppo a renderla maggiormente pericolosa è che non esiste una soglia di rischio al di sotto della quale la concentrazione di fibre d’amianto non sia pericolosa: in teoria, dunque, l’inalazione anche di una sola fibra potrebbe causare patologie mortali, pensare un’esposizione prolungata nel tempo quanto aumenti le probabilità di contrarle!
Il professore Conti, portavoce dei cittadini di Oricola, perciò, non molla la sua battaglia per eliminazione del capannone e si appella nuovamente a tutte le Istituzioni affinché diano concretezza alle disposizioni previste dai documenti giudiziari emessi,sperando che non rimangano ancora a lungo solo un enorme faldone di carte!