Danza

Al Teatro Massimo di Pescara arriva “Flashdance il musical” il 19 e 20 marzo

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Intervista con Valeria Belleudi, la protagonista principale, che interpreta Alex

PESCARA – Arriva al Teatro Massimo di Pescara “Flashdance Il Musical” il 19 e 20 marzo con la regia di Chiara Noschese. I biglietti per lo spettacolo, organizzato da Alhena Entertainment e Ventidieci, sono ancora disponibili su TicketOne e Ciaotickets e lo saranno anche presso la biglietteria del Teatro Massimo le due sere. Flashdance Il Musical ha ricevuto il premio come “Miglior Musical dell’Anno” assegnato dal festival calabrese “Fatti di Musica” e sta proseguendo la tournée nei migliori teatri italiani con grande successo ed una serie impressionante di sold out. Lo spettacolo è tratto dal film di Adrian Lyne uscito nel 1983 ed entrato di diritto nella storia del cinema: numeri da capogiro all’epoca, una colonna sonora da oscar vendutissima in tutto il mondo ed un incasso record di 100 milioni di dollari. Ad interpretare il ruolo della protagonista principale, Alex, nella pellicola era Jennifer Beals, nel musical è invece Valeria Belleudi, già allieva nella scuola di Amici di Maria De Filippi nel 2004 e attrice di first class musical come “Sister Act”.

Abbiamo intervistato Valeria Belleudi per parlare delle attesissime date previste nel capoluogo adriatico che arrivano dopo i due sold out registrati ad Ancona.

Come è nata in te la passione per la danza?

“È nata quando c’erano ancora i grandi varietà con la Parisi, la Cuccarini che ballavano in televisione. Da piccola mi mettevo a guardarle per cercare di imitarne le coreografie e un giorno a nove anni dissi a mia madre che avrei voluto fare la ballerina. I bambini tendono a cambiare idea molte volte, lei invece stranamente in quel caso mi credette e mi iscrisse ad una scuola di danza ma dicendomi che appena non avrei preso sul serio la cosa mi avrebbe tolto. Non ho mai cambiato idea invece: quello fu un vero e proprio colpo di fulmine”.

Flashdance è stato un film leggendario. Cosa aveva di speciale a tuo giudizio?

“Dopo averlo visto quando avevo dieci anni volevo per forza imparare a fare la verticale. Mi ricordo che mia madre mi raccomandava di stare attenta a non farmi male, una volta invece caddi sul pavimento. Avevo in me questa voglia di imitare ciò che guardavo. Mi colpì del film che c’erano bellissimi numeri di ballo stile videoclip. Crescendo ho capito che la forza e l’innovazione di Flashdance era stata proprio quella di portare il videoclip in un film. Fu bravo il regista Adrian Lyne in questo”.

Quali sono state le tue emozioni nell’approcciarti a Flashdance Il Musical?

“Il lavoro che ha fatto la regista Chiara Noschese sui personaggi è molto più profondo rispetto a quello che si vede nel film proprio perché nel film stesso si lasciava spazio più alla parte videografica e alle immagini mentre nella trasposizione teatrale si è dovuto per forza dare una consistenza ai personaggi perché ognuno di loro potesse lanciare un messaggio. L’approccio è stato sì iconico (ad esempio il fatto di indossare gli scaldamuscoli o di riprodurre l’energia del film molto di impatto), ma la regista del nostro musical è andata alla ricerca di qualcosa che potesse andare oltre il film”.

In quali lati del carattere di Alex ti rivedi?

“Io ed Alex abbiamo una storia abbastanza simile perché ciò che vive lei l’ho vissuto anche io, ad esempio quando entra nell’Accademia dove vede tutte quelle ballerine superdotate, bellissime ed altissime, con fisici longilinei. A me è successa la stessa cosa quando ero piccola: le mie caratteristiche fisiche non erano prettamente adatte alla danza e i miei insegnanti me lo dicevano facendomi notare che ero una bambina che si concentrava bene però il mio fisico mi avrebbe portato ad avere dei limiti a lungo andare visto che la danza, come si dice in questi casi, è di tutti ma non è per tutti. Io avevo doti da uomo (salto, giro ed altro), ma non quelle di una danzatrice. Ho sempre provato dunque la sensazione di essere fuori posto soprattutto quando mi affiancavo a ballerine più dotate di me. Tuttora nel cast di Flashdance ritengo ci siano ballerine molto più dotate di me a livello fisico e tecnico, è una frustrazione positiva che ho sempre vissuto nel mio percorso. Devo dire che questa cosa però mi ha insegnato a rubare da ciò che non ho e a carpirne magari i segreti”.

Quanto è stato difficile portare a teatro un film così iconico come Flashdance e quanto è stata dura per te calarti nel ruolo di Alex?

“Ho dovuto fare un percorso a ritroso e dunque andare a ricercare quelle sensazioni provate nell’adolescenza che quando maturi si perdono. Alex nel copione è una ventenne, io ho 34 anni. Non è stato semplice: fare salti indietro nel tempo è sempre più difficile, andare cioè a cercare l’istintività e l’impulsività che è propria dei ventenni. Ogni tanto, quando la regista Chiara Noschese viene a vedere lo spettacolo, mi ricorda di dover essere una ventenne nello spettacolo con la raccomandazione di non diventare donna. Bisogna sempre provare a dare l’idea al pubblico che viene a vederci. C’è molta fatica fisica in questo musical: Alex è presente in tutte le scene nelle due ore e mezza, mantenere la giusta energia per me non è facile ogni volta. Ho dovuto allenarmi per uno spettacolo che è da atleta”.

Che ricordo hai della tua esperienza ad Amici?

“L’ho fatta a 18 anni ed è parte della mia formazione. Non voglio descriverla come la più bella della mia vita perché di esperienze belle ne ho fatte tante, ognuna diversa dalle altre. Partecipare ad un reality del genere a quell’età può essere un’arma a doppio taglio: per me che volevo fare teatro è stato difficile trovare poi un punto di partenza nel senso che, una volta uscita dal programma, ho fatto molta fatica ad entrare nell’ambito teatrale visto che all’epoca c’erano tantissimi pregiudizi verso i ragazzi che provenivano dai reality. Non era semplice fare altro che non fosse tv. Ho colto così l’occasione per studiare, me ne sono andata in America e poi sono tornata ricominciando da capo con i provini. Pian piano sono arrivata ad avere il mio primo contratto, però è successo a 25 anni”.

Il musical è il tuo genere ideale perché riesce ad esaltare le tue doti artistiche: hai intenzione di farne altri?

“Il musical è il mio genere, è vero. Mi piace ovviamente fare recitazione, canto e danza che poi si ritrovano tutte e tre in Flashdance. Più difficili sono le cose e più sono stimolanti per me: non vorrò in futuro farne di più facili di Flashdance perché mi piace molto mettermi in discussione. Voglio rimanere in questo genere: non potrei fare solo la cantante o la danzatrice perché mi annoierei, mi piace essere completa”.

Un appello al pubblico di Pescara che vi verrà a vedere: perché Flashdance Il Musical è così speciale?

“Se dovessi consigliare Flashdance direi che sicuramente è una storia attuale e modernissima di un sogno, è la storia di tutti: aspettiamo a teatro grandi e piccini. Siamo felici di regalare due ore di serenità speranza e messaggi positivi al pubblico che verrà a vederci”.

Infoline “Flashdance Il Musical”, Teatro Massimo Pescara 19 e 20 marzo: 085.9433361; 366.2783418

Al Teatro Massimo di Pescara arriva “Flashdance il musical” il 19 e 20 marzo ultima modifica: 2019-03-18T09:40:19+00:00 da Piero Vittoria
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Piero Vittoria

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