Regione Abruzzo

Solo grazie a grandi investimenti l’Abruzzo potrà ritornare a crescere

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ABRUZZO – L’ Abruzzo perde 17 mila occupati e 74 mila abruzzesi sono alla ricerca di un lavoro. Sono aumentate le famiglie a rischio di povertà o esclusione sociale; cresce il divario economico e sociale con le regioni del Nord, ma secondo gli ultimi valori trimestrali dell’Istat, l’Abruzzo perde colpi anche rispetto a quelle del Mezzogiorno.

Gli indicatori rielaborati dall’Aps M. Ciancaglini della CISL ci segnalano un calo delle persone occupate: siamo passati dalle 481 mila del primo trimestre 2016 alle 464 mila dello stesso periodo del 2017.

Il tasso di occupazione è sceso nell’ultimo anno di quasi un punto e mezzo, ma se si amplia il margine di confronto la situazione è drammatica. L’indice si allontana sempre di più dagli obiettivi della strategia Europa 2020. Oggi il rapporto percentuale tra gli occupati e la popolazione attiva è pari al 53,8 contro il 59,8 del 2008.

Scendono gli occupati e aumentano, di 4 mila unità, i disoccupati. Sono raddoppiate dal 2008 le persone che cercano un lavoro. Il tasso di disoccupazione è ritornato ai valori del 2013 toccando il 13,7. Oramai i valori ad un cifra decimale sono sempre di più un miraggio per l’indicatore della disoccupazione.

“Stiamo ancora pagando i disagi e le difficoltà causate dalle disgrazie del maltempo e del terremoto che hanno colpito l’Abruzzo all’inizio dell’anno. Quella ripresa che ci aspettavamo non è arrivata. È necessario agire subito con politiche attive per adottare misure a sostegno del mercato del lavoro abruzzese. Dobbiamo scongiurare il pericolo che il 2017 non si riveli l’ennesimo anno con più ombre che luci dopo i precedenti effettivamente disastrosi per la situazione economica ed occupazionale”, – dichiara il Segretario della CISL Leo Malandra.

Sono l’industria e l’agricoltura i settori più colpiti dalla crisi nonostante negli ultimi anni si sia riaccesa la speranza di un piccolo rilancio. Migliora invece la situazione nell’edilizia, nel commercio e nei servizi. L’apparato produttivo stenta a ritornare ai livelli pre-crisi e il sistema economico non è competitivo, è in ritardo nell’innovazione e in deficit in termini di investimenti pubblici e privati in “ricerca e sviluppo”, nonostante le grandi aziende multinazionali.

Secondo il rapporto dell’Inps sul precariato le assunzioni a tempo indeterminato sono in una fase di preoccupante stagnazione. Poco più di 6 mila contratti nei primi tre mesi del 2017, quasi la metà rispetto allo stesso periodo del 2015, l’anno degli sgravi contributivi del Jobs act. Le aziende tornano a prediligere i rapporti di lavoro a tempo determinato.

“E’ un ulteriore segnale per ricordare ai nostri politici che per creare occupazione stabile è necessario garantire politiche di incentivi stabili per le imprese, che incidano in maniera reale sul costo del lavoro”.

“L’abbiamo detto più volte, – continua Malandra -, la timida ripresa registrata l’anno scorso non è stata sufficiente per ritornare a crescere. Il mercato del lavoro è debole, non riesce a recuperare i valori del 2008 e il mondo imprenditoriale continua ad avere problemi: le grandi imprese, maggiormente presenti sui mercati esteri, hanno continuato a registrare tassi di crescita più elevati rispetto alle aziende di minore dimensione, grazie ad un buon andamento delle esportazioni.

“Da dove ripartire? Secondo il Professore Giulio Sapelli, – menziona Malandra –, l’Abruzzo deve ripartire dal lavoro, dalla grande occupazione, dalle industrie. Ma tutto il sistema, con l’agricoltura, l’edilizia, il turismo ed servizi, potrà funzionare e tornare produttivo solo se alimentato ed incentivato da grandi investimenti, in idee e risorse, pubbliche e private. Solo così sarà possibile creare nuova occupazione, contrastare il disagio sociale ed eliminare quelle disuguaglianze create proprio dalla deindustrializzazione dei nostri territori”.

Cgil, Cisl e Uil, subito dopo le calamità naturali, hanno proposto un documento unitario contenente 10 priorità non esaustive, dei problemi da affrontare con proposte per uno sviluppo equilibrato del territorio. “Il decalogo costituisce, – secondo il sindacalista della CISL -, la base della “Vertenza Abruzzo” e proprio su questi punti si deve sviluppare un confronto duraturo e costante con la Regione Abruzzo, che deve essere incalzata nell’attuazione e anche nella rimodulazione e nella ripianificazione, degli atti di programmazione già emanati in diversi settori di intervento: Masterplan, Patto per l’Abruzzo, Carta di Pescara, Riqualificazione del Sistema Socio Sanitario, Politiche Attive del Lavoro, Ammortizzatori sociali”.

“Alla luce della nuova fase che sta vivendo,– incalza Leo Malandra- , l’Abruzzo ha bisogno di ulteriori risorse economiche. Dobbiamo rafforzare i momenti di dialogo e di collaborazione concreta tra le istituzioni, la politica ed il sindacato per favorire scelte riformatrici responsabili, orientate verso il tema degli investimenti pubblici e privati in ricerca ed innovazione: sono questi i veri fattori che possono ridare competitività all’Abruzzo”, ha concluso il neo Segretario della CISL AbruzzoMolise “.

Solo grazie a grandi investimenti l’Abruzzo potrà ritornare a crescere ultima modifica: 2017-07-15T22:04:43+00:00 da Redazione
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