Salvo D’Acquisto, l’eroismo di un carabiniere

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La commemorazione odierna a Pescara

PESCARA – Pescara ricorda Salvo D’Acquisto, l’eroe che salvò la vita a 22 ostaggi dei tedeschi durante il secondo conflitto mondiale, oggi, 23 settembre 2014, nella piazza che porta il suo nome, con una messa e una cerimonia ufficiale.
Questo il programma:
ore 10,30 Celebrazione della messa in suffragio presso la chiesa Gesù Risorto in via Filomusi Guelfi.
ore 11,30 Deposizione della corona d’onore al momumento presso la piazza a lui dedicata.

La storia
Nel 1943 l’ordinanza Kesselring, diramata l’11 settembre accennava alle leggi di guerra non solo tedesche, nelle quali si contemplava la minaccia di rappresaglia, nei confronti delle popolazioni locali, in caso di attacchi nei confronti delle forze occupanti, in questo caso quelle tedesche.La minaccia dunque era nota prima ancora dell’attentato di via Rasella. E il primo a farne le “spese ” fu proprio il brigadiere Salvo D’Acquisto, che si autoaccusò dell’uccisione di due tedeschi, quando, il 23 settembre 1943, 22 civili per rappresaglia erano già stati avviati al plotone d’esecuzione. Essi sarebbero stati liberati, rinunciando all’applicazione dell’ordinanza, se entro ventiquattr’ore si fosse trovato il colpevole.
Una sera alcuni soldati che avevano  preso possesso di una caserma abbandonata, che prima di allora era stata un comando della Guardia di Finanza, spostando e frugando in alcune casse fecero  esplodere una granata.

L’esplosione è tremenda e si sente in tutto il paese. Un tedesco muore, altri due sono feriti molto gravemente, uno di essi morirà poco dopo. Il comando nazista non ha dubbi: è stato un attentato e la risposta deve essere durissima.
Il comandante tedesco raggiunge la stazione dei carabinieri dove si trova D’Acquisto al comando, in assenza del maresciallo. Non ci mette molto, il giovane vicebrigadiere ad arrivare alle conclusioni su quello che è davvero accaduto in quella caserma abbandonata: è stato un incidente, niente di più. Ma i nazisti insistono: ogni pretesto per accanirsi contro degli inermi è valido. Scatta la rappresaglia e 22 persone vengono trascinate via dalle loro case per essere condotte incontro ad un tragico destino di morte. La meta di quel breve viaggio è la Torre di Palidoro. È lì che i nazisti intendono commettere l’ennesima strage. D’Acquisto tenta ogni mezzo per convincere i nazisti a desistere. Non c’è stato nessun attentato – ripete – è stato un incidente. Il tempo corre: i nazisti obbligano le loro vittime a scavarsi la fossa. Per qualcuno hanno portato delle pale, qualcun altro scava con le mani la sua stessa tomba. Sono questi i momenti in cui si deve prendere una posizione e si deve decidere.
È per il suo senso di giustizia, è per la sua fede cristiana, è per la divisa che indossa non permettono troppi patteggiamenti con la coscienza.
Forse, in quel momento tragico, gli sono risuonate nel cuore le parole di Cristo: “Non c’è amore più grande che dare la vita per chi si ama”. O magari solo per un motivo ancora più semplice: per agire per il bene non servono perché. Lo si fa e basta. Si autoaccusa.
E così fa, con la semplicità del cuore e della necessità, in un angolo di mondo sconosciuto, mette se stesso e la sua divisa da carabiniere davanti all’oppressore. Chiede e ottiene che tutti gli ostaggi siano liberati e quando scende nella fossa che gli altri hanno scavato, è solo.
A rendergli giustizia, per un’incredibile circostanza, sono per primi i suoi assassini, che non lo falciano, come di solito si fa: lo uccidono con un colpo al cuore e, una volta caduto, alla testa; sono i nazisti che raccontando l’esecuzione di D’Acquisto dicono che è: «Morto da eroe, impassibile di fronte alla morte».

La vita
Ma prima di arrivare a quel tragico epilogo di una vita spezzata così precocemente, non si può non ricordare il percorso di vita che portò a incrociare il destino di Salvo D’Acquisto con quello dei suoi assassini. Salvo nasce a Napoli il 17 ottobre del ’20, è il primo di cinque fratelli. La sua è la storia di tanti ragazzi dell’epoca che crescono e diventano uomini mentre l’Italia in camicia nera si getta nell’incubo della dittatura e della Seconda Guerra Mondiale. I compagni di scuola lo ricordano come un ragazzo di poche parole, poche ma sagge. Sempre pronto a prendere le difese dei più deboli. Poco più che 18enne, arriva la chiamata alla leva e Salvo D’Acquisto si arruola nei Carabinieri. La sua prima destinazione è la Libia, Tripoli, dove rimane per due anni, f ino al 1942. Poi torna in Italia per raggiungere Firenze, dove supera nel migliore dei modi il corso per la promozione a vicebrigadiere. Dopo aver conquistato il grado, viene mandato alla stazione di Torrimpietra, vicino Rama.Alla Memoria del vice brigadiere Salvo D’Acquisto il Luogotenente Generale del Regno, con Decreto “Motu Proprio” del 25 febbraio 1945, conferì la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:

“Esempio luminoso di altruismo, spinto fino alla suprema rinunzia della vita, sul luogo stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, era stato condotto dalle orde naziste, insieme con 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, pur essi innocenti, non esitava a dichiararsi unico responsabile d’un presunto attentato contro le forze armate tedesche. Affrontava così, da solo, impavido la morte, imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell’Arma”.

Salvo D’Acquisto, l’eroismo di un carabiniere ultima modifica: 2014-09-23T00:40:32+00:00 da Adina Veri
Pubblicato da
Adina Veri

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