In questo malandato contesto urbano, ci sono solo due fabbricati storici vincolati dai beni culturali, ambedue hanno riportato danni alle strutture: uno a Roio Piano (Ju Palazzu) e l’altro al Poggio. Solo quest’ultimo (villa Palitti per intenderci) è in corso di ristrutturazione. Tra fine 2016 e inizio 2017, dovrebbero partire i primi cantieri dei consorzi più consistenti. E tra questi ci auguriamo siano compresi “anche” quelli con il maggior numero di prime abitazioni. Una nota, tuttavia, merita una riflessione. Il comprensorio, in cui ricade la II Circoscrizione, sin dai tempi della sua inclusione nel comune di “Aquila”, non è riuscito a diventare quell’ambita periferia cittadina che gli avrebbe concesso prerogative tali da poterla considerare il fiore all’occhiello della città. E il terremoto del 2009 non ha fatto altro che allontanare quella “pia illusione”.
Un progetto, questo, in verità poco accarezzato dalla classe dirigente aquilana che si è succeduta negli anni, la quale non ha mai mostrato particolari attenzioni verso questa valle. Dunque è inevitabile non prendere atto che la tutela del sistema paesaggistico locale è stata del tutto ignorata. Tale considerazione evidenzia la sconfitta che ha subito l’urbanistica nel ridefinire questo tratto di territorio montano. L’occasione, ahimè, palesatasi in conseguenza a questo triste evento, avrebbe dovuto fare di una metodica pianificazione urbana uno dei punti di forza dell’altopiano. Un’opportunità e persa, dunque? Il tempo sarà arbitro imparziale nel giudicare ciò che si è costruito e ciò che si sta tentando di ricostruire oggi. Non è errato sostenere che l’avvenire di Roio passa, oltre che dalla ricostruzione, ovviamente, anche attraverso la realizzazione di infrastrutture che possono promuovere turismo, socialità e cultura. Tali prerogative, se non altro, contribuirebbero a creare posti di lavoro, obiettivo questo che non bisogna mai perdere di vista per evitare la desertificazione giovanile dell’area in oggetto. Ma, la lungimiranza, si sa, è una sorta di bussola di cui non sempre si tiene conto, e l’evoluzione programmatica degli ultimi tempi ci costringe a raccontare un’altra storia.
(a cura di Fulgenzio Ciccozzi)
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