Si è svolto nei giorni scorsi al Cinema Teatro Sant’Andrea ed ha evidenziato l’amore di San Luigi Orione per l’Abruzzo: dal suo intervento al terremoto nella Marsica al centro di riabilitazione di Pescara
PESCARA – L’Abruzzo deve molto a San Luigi Orione, il santo che ha fatto dell'”intelligenza della carità” la sua c
A fare gli onori di casa, don Primo Coletta, direttore del Don Orione di Pescara, che ha ricordato come “tra i primi sacerdoti che si adoperarono alla nascita dell’Opera Don Orione a Pescara ci fu don Gaetano Piccinini che, il 27 gennaio 1951, scriveva: “Ora l’Opera in Pescara è un filo che il Signore farà diventare una fune”. Come ha fatto questo filo a diventare una fune? L’ha spiegato Don Orione in una delle sue lettere: “Miei figli, viviamo in Gesù! Perduti nel suo cuore, affocati d’amore, piccoli, piccoli, piccoli; semplici, umili, dolci. Viviamo di Gesù! Come bambini tra le sue braccia e sul suo cuore, santi e irreprensibili sotto il suo sguardo. Viviamo per Gesù! Tutti e tutto per Gesù; niente fuori di Gesù, niente che non sia Gesù, che non porti a Gesù, che non respiri Gesù!”.
Dopo i saluti di monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne, Giovanni Di Pangrazio, sindaco di Avezzano, e Emilio Longhi, consigliere comunale in rappresentanza del sindaco di Pescara, Marco Alessandrini, il convegno coordinato dal giornalista Piergiorgio Greco è entrato nel vivo.
Don Flavio Peloso, superiore dell’Opera Don Orione, ha ricordato che “è vero che Don Orione ha sempre amato l’Abruzzo. È stato un amore a prima vista. La prima vista dell’Abruzzo fu quando, il mattino del 18 gennaio 1915, egli giunse sul luogo del terremoto, nella Marsica, e vide lo strazio di quella gente per la quale poi si spese generosamente, appassionatamente”. Il superiore ha poi spiegato come Don Orione si mosse nell’opera di soccorso dei terremotati della Marsica: “Arriva a Roma alla sera del 15 gennaio, ma non va subito ad Avezzano. D
Da parte sua, il professor Tito Forcellese, dell’Università di Teramo, ha ricordato le caratteristiche del carisma orionino: la missione evangelizzatrice e l’apostolato nelle comunità di migranti, lo spirito ecumenico, l’amore e la devozione al papa, le numerose opere di carità per i poveri e gli ultimi, l’unità tra dottrina e pastorale, l’esperienza cristiana come incontro. “Anime, anime la sua preoccupazione. Conquistare le anime per instaurare omnia in Cristo” come recita il motto. Dopo aver contestualizzato storicamente la figura del santo, Forcellese ha spiegato che “la sua è stata una presenza operante, tenace discreta, mai lamentosa”. A proposito della carità, diceva Don Orione: “Vivere la verità nella carità, operare cioè sempre secondo gli insegnamenti della fede che contiene la verità rivelata, sotto l’impulso della carità, fedeli alla verità, ma in una volontà e spirito di carità”. Particolare attenzione, poi, è stata posta al rapporto di Don Orione con il modernismo. Scrive il santo il 25 giugno del 1913: “Se col modernismo e col semi modernismo non si finisce si andrà presto o tardi il protestantesimo o ad uno scisma nella chiesa che sarà il più terribile che il mondo abbia mai visto”. E ancora: “I tempi corrono velocemente e sono alquanto cambiati e noi, in tutto che non tocca la dottrina, la vita cristiana e della chiesa, dobbiamo andare e camminare alla testa dei tempi e dei popoli e non alla coda e farci trascinare. Per poter tirare e portare i popoli e la gioventù alla Chiesa e a Cristo bisogna camminare alla testa. Allora toglieremo l’abisso che si va facendo tra il popolo e Dio, tra il popolo e la chiesa”. Infine, un attualissimo cenno sulla famiglia: “L’attacco contro questa fortezza sociale che è la famiglia cristiana, custodita e mantenuta dall’indissolubilità del matrimonio, ora latente ancora, vedrete che domani diventerà furioso. Il femminismo è una parte importantissima della questione sociale e il nostro torto o cattolici è quello di non averlo compreso subito. Fu un grande errore. Il giorno in cui la donna liberata da tutto ciò che chiamano la sua schiavitù sarà madre a piacer suo, sposa senza marito, senza alcun dovere verso chicchessia quel giorno la società crollerà più spaventosamente all’anarchia più che non abbia crollato la Russia al bolscevismo”.
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