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“Mario Daniele, il sogno americano”, il libro di Goffredo Palmerini

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La recensione al volume “Mario Daniele, il sogno americano” a cura di Goffredo Palmerini, One Group Edizioni di Nicola F. Pomponio

TORINO – Un libro può essere prezioso per molti motivi. Perché è antico, perché è scritto in modo elegante e appropriato, perché evocativo di orizzonti sconfinati o perché narra di cose fortemente attinenti a desideri, speranze e anche sconfitte del lettore. E’ uscito in questi giorni per le Edizioni One Group, L’Aquila, il volume “Mario Daniele, il sogno americano”, a cura di Goffredo Palmerini.

Il libro, che qui si presenta, è prezioso per un motivo diverso da questi: “Mario Daniele, il sogno americano” è un testo in cui palpitano un’esperienza e un percorso esistenziale profondamente umani. Esteriormente è la storia, scritta in prima persona, della vita di un emigrante abruzzese negli Stati Uniti, ma leggendo tra le righe, rapportandosi all’autore, è anche la descrizione di un tipo umano particolare ma, in realtà, neanche così raro: l’emigrante che lentamente, lavorando sodo, con tranquillità ma costanza riesce a creare un piccolo impero economico.

Mario Daniele nasce in un borgo in provincia dell’Aquila, Castelnuovo di San Pio delle Camere, dove trascorre la fanciullezza e un’adolescenza segnata, come per quasi tutti i ragazzi della sua generazione, sia dalla scuola sia dal lavoro, diventando un abile trattorista e meccanico. Durante il servizio militare in Aeronautica, nel 1967, viene trasferito in Canada e lì resta, terminata la ferma, pur senza conoscere per niente l’inglese, per poi trasferirsi negli Usa. La sua è una storia, a tratti commovente, di un uomo che con tenacia e un profondo senso del dovere, inizia a lavorare come meccanico, poi nell’edilizia, poi in una pizzeria.

Diventa, col tempo e lavorando tutti i giorni per tutto il giorno, proprietario di più pizzerie e ristoranti per entrare infine, grazie ad un finissimo senso degli affari, con grande successo nel campo immobiliare. Ma al di là delle sue realizzazioni e delle difficoltà incontrate, ciò che colpisce in questa autobiografia è la profonda umanità della persona e dell’ambiente a cui appartiene. Ho detto che talvolta il libro è commovente. Non è un’iperbole: è invece proprio il sentimento che si prova davanti alla descrizione di alcuni momenti privati, come il rapporto con i genitori e il suo paese d’origine, il fidanzamento, i rapporti famigliari, in cui un trattenuto pudore evoca un coinvolgimento emotivo e un calore di emozioni molto profondi e mai esibiti, bensì sempre solo accennati. E per questo motivo ancor più vivaci.

La scrittura dell’autore è una scrittura semplice, di un uomo che ha abbandonato la madrelingua da molti anni – ed è un grande merito del curatore, Goffredo Palmerini, l’aver lasciato parlare Daniele senza interventi “correttivi” – ma proprio per questo ha una sua tranquilla forza, come quella delle lontane montagne d’Abruzzo dove, appena può, ritorna. Sfilano così davanti ai nostri occhi tanti avvenimenti e personaggi che compongono un variopinto e ricchissimo mosaico in cui Mario Daniele s’inserisce con una naturalezza, intuito e umanità talvolta disarmanti.

Ed è proprio quest’ultima caratteristica, l’umanità, un tratto molto presente in tutto il suo percorso, perché il successo negli affari e il raggiungimento di mete impensabili quando, giovane aviere, sbarcava in un paese sconosciuto di cui non comprendeva il linguaggio, sono sempre affiancati da un attento e amorevole sguardo verso i propri concittadini di origine italiana. Tanto da percorrere un vero e proprio “cursus honorum” in organismi internazionali e in un fittissimo scambio di relazioni nel duplice tentativo di valorizzare le risorse italiane e di aiutare i connazionali in America, nelle loro quotidiane difficoltà.

La carica di vice Console è solo una delle tante cariche ricoperte al servizio della comunità italiana e dell’Italia tutta. E, nuovamente, non vi è in ciò alcuna iperbole: si legga dell’impegno profuso per impiantare a L’Aquila una scuola internazionale per il linguaggio dei segni, o il suo lavoro in prima linea nei giorni del disastroso terremoto e si avranno due esempi – ma i casi sono molto più numerosi – della sua fattiva attività a favore degli italoamericani e degli italiani tutti.

Un’ultima annotazione a queste sparse note. E’ da rilevarsi l’ottimo lavoro “redazionale” compiuto dal già citato Goffredo Palmerini, uno scrittore – già stimato amministratore civico a L’Aquila per quasi un trentennio – che ha grande confidenza con il mondo dell’emigrazione italiana. E’ lui ad aver raccolto e sistemato gli appunti di Daniele, senza mai tradirne la freschezza e la genuinità originaria. Palmerini, ambasciatore d’Abruzzo nel mondo nonché giornalista assai noto all’estero, ha arricchito il volume con una serie di puntuali interventi che ben contestualizzano la vita di Mario Daniele, evidenziando in tal modo la rilevanza della sua attività e dei suoi successi.

Insomma un libro che si legge con piacere e che fa molto riflettere, anche grazie al corposo e prezioso apparato fotografico che lo completa. A breve uscirà una traduzione inglese. Ciò è utile e significativo perché permetterà agli italoamericani di conoscere da vicino questo percorso di vita rinsaldando, si spera, non solo i rapporti interni alla comunità, ma anche i rapporti con quell’Italia che può essere fiera di persone, e sono tante, come quel giovane emigrante che, senza saperlo, più di 50 anni fa iniziava un’avventura così ricca di soddisfazioni.

“Mario Daniele, il sogno americano”, il libro di Goffredo Palmerini ultima modifica: 2021-02-18T09:49:41+00:00 da Redazione
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