Marino Valentini ci ha gentilmente concesso un’intervista.
Romanzo Bigotto è il suo nuovo libro, di cosa si tratta?
È la raccolta di 50 vicende che riguardano Chieti e i teatini, in cui il sottoscritto, scavando nella storia trimillenaria della città, è andato alla ricerca di quei fatti insoliti, sconosciuti ai più, se non del tutto ignoti, che possono sembrano incredibili ma che sono assolutamente reali.
Con questo testo esce fuori dagli schemi usuali di saggistica, perché?
Il libro è un saggio di cinquanta puntate, peraltro tra loro scollegate, che sembra più l’insieme di storie romanzate che la dissertazione di un argomento che tratta della storia di Chieti. Anche per questo motivo la prima parte del titolo del saggio è proprio Romanzo, ad avvalorare il tentativo di fusione dei due generi letterari.
Cosa vuol lasciare in chi legge con questo testo?
Come detto, Chieti è una città antichissima, che la leggenda e non solo, vuole fondata più di 3200 anni fa. Di conseguenza, la sua è una storia lunghissima fatta di eventi noti e poco noti che ci raccontano di una città che ha avuto momenti gloriosi ma che oggi, ahimé, è relegata ad un ruolo che la sottovaluta oltre misura. Scopo del libro è raccontare che Chieti nel passato ha avuto un peso che oggi non può e non deve essere quello di una cenerentola privata di quelle prerogative che le sono proprie. L’ulteriore fine è quello di far conoscere, soprattutto alle giovani generazioni teatine, la storia della propria città e qua mi piace citare un aforisma del grande Indro Montanelli: <Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente> e vorrei aggiungere che non avrà nemmeno futuro, almeno a livello identitario. Ecco, sarebbe bello che nelle scuole teatine un domani, neppure tanto lontano, si potesse studiare anche la storia della nostra città.
Diverse uscite editoriali, che cosa rappresenta per lei la scrittura?
Mi piace scrivere saggi, ma mi appassionano le storie poco conosciute e quelle che sono degne di una lettura critica più accurata, al punto da poter fornire un’altra verità. La Storia, come la Verità, è unica ma accanto ad essa possono costruirsi tante storie che conferiscono al fatto accaduto diverse chiavi di lettura che rimandano ad altre verità spesso tra loro confliggenti. Detto questo, quando mi trovo davanti a un fatto, non mi bevo tutto ciò che la storiografia ufficiale ritiene come assolutamente autentico, soprattutto quando certe storie superano il limite del senso critico per entrare nell’alveo della irrealtà. Con questo spirito ho inteso scrivere i saggi Il Naufragio dell’Utopia, Il Pattro Tradito e quello di prossima uscita dal titolo La Congiunzione Perfetta, ossia la storia in chiave revisionista della nascita della nostra nazione.
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