Nel 1942 fu promosso Capitano (con anzianità 13 gennaio 1942-XX) e assegnato alle unità di prima linea per il XXVII “Settore Copertura” ( ai tempi della Guardia alla frontiera (G.a.F.), la suddivisione degli sbarramenti appartenenti al Vallo Alpino del Littorio). Fu poi inviato a Fiume a difesa delle posizioni di Borgo Marina e del Monte Calvario. Successivamente all’8 settembre 1943 venne fatto prigioniero dai tedeschi. Non aderì alla R.S.I. e conseguentemente venne trasportato come prigioniero in Germania.
Divenne così uno dei tanti Internati Militari Italiani (I.M.I.) definizione attribuita dalle autorità tedesche ai soldati italiani catturati, rastrellati e deportati nei territori della Germania nei giorni immediatamente successivi alla proclamazione dell’armistizio dell’Italia. Tradotto in vari campi di concentramento finì, il 23 marzo del 1944, nel campo di concentramento di Dachau. In questo tristemente famoso “Lager” Alberto Cicconetti trovò la morte il 18 febbraio del 1945.
Solo due mesi dopo, esattamente il 29 aprile del 1945, i soldati americani entrarono a Dachau liberandolo. Il nome di Alberto Cicconetti è riportato su “Istrian and Regional Prisoners of Dachau Concentration Camp”.
A cura di Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”
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