Il Premio John Fante 2010 arriva a Tocco oggi e lunedì

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I tre finalisti e Dan Fante saranno i protagonisti delle  due serate

TOCCO DA CASAURIA (PE) –  Grazie alla collaborazione dell’associazione culturale Movimentazioni e della direzione artistica del Festival letterario dedicato a John Fante “Il dio di mio padre”, tre finalisti della categoria Arturo Bandini Opera prima saranno i protagonisti di una serata toccolana da ricordare. Oggi 22 agosto presso Villa Michetti si terrà un incontro con Angela Bubba (“La casa”, edizioni Elliot), Paolo Piccirillo (“Zoo col semaforo”, ed. Nutrimenti) e Alberto Mossino (“Quell’africana che non parla nemmeno bene l’italiano”, ed. Terrelibere).

I tre parleranno delle loro opere prime a partire dalle 21.30.

Appuntamento stessa ora e stesso luogo per domani 23 agosto con Dan Fante, figlio di John, che presenterà il libro “Buttarsi” (ed. Marcos y Marcos), di cui verranno letti alcuni brani.

«Intendiamo aprire così una lunga stagione dedicata alla lettura – dichiara il sindaco di Tocco da Casauria Riziero Zaccagnini – in modo da accorciare le distanze tra chi ama i libri e chi i libri li scrive».

I FINALISTI – Angela Bubba è nata a Mesoraca (Crotone) nel 1989 e si è guadagnata l’attenzione di pubblico e critica aggiudicandosi con alcuni suoi racconti il premio Verga 2006 e arrivando seconda al premio Campiello giovani 2007 e al premio Calvino 2008. Il romanzo “La casa” è stato inserito nella rose dei finalisti del Premio Strega 2010.

“La casa”, Elliot Edizioni, 2009. A Petronà, un freddo e screpolato solco della Calabria, vive la famiglia Manfredi: il padre Anselmo e la madre Lia, le quattro figlie Maria, Pina, Mina e Aurora, e l’unico figlio maschio Benio. La casa è il teatro delle loro storie, fatto di nascite, morti, riti, preghiere, petrosi silenzi e baraonde domestiche, di parole strane e fantasiose che rotolano veloci dalle bocche, di un Sud che sembra immaginato ma che è verissimo. La casa è un romanzo verista, un nuovo Lessico Famigliare. E’ la storia, raccontata in tono epico e poetico, di una famiglia calabrese spassosa e infernale, piena di uomini scriteriati e molli, “dagli occhi stretti e vinosi”, di donne antiche e virili, primordialmente femminili, che arrivano da un passato favoloso come attraverso una seduta spiritica. La casa è un’orchestra di voci, cadenze, urla, pianti, rimbrotti, un’animata e stupefacente concertazione.

Alberto Mossino, classe 1971, vive e lavora ad Asti. Da più di 15 anni si occupa di immigrazione e dal 2000 dirige le attività di PIAM onlus, un’associazione che offre rifugio ed assistenza socio-sanitaria alle donne straniere che si sottraggono al racket della prostituzione. Ha condotto diverse ricerche sulla prostituzione e la tratta delle minorenni in Italia. “Quell’africana che non parla neanche bene l’italiano” rappresenta il suo esordio nella narrativa.

“Quell’africana che non parla neanche bene l’italiano”, Edizioni Terrelibere.org, 2009. Un viaggio sorprendente nel mondo sconosciuto dei nigeriani in Italia e della prostituzione nera, in cui le strade del sesso si intrecciano ai debiti con le madames, ai riti woodoo e alla incredibile ricchezza di una cultura che irrimediabilmente si scontra con quella del cittadino italiano medio. Un romanzo solo apparentemente lieve, politicamente scorretto. Attraverso Jennifer, sua occasionale concubina, Franco, un trentenne impiegato torinese, si addentra nel mondo delle prostitute e delle mamàn, nelle regole delle afro-gang, tra gli strambi predicatori delle Pentecostal Churches, il traffico di droga, i matrimoni combinati, fino ad organizzare azioni al limite della legalità, ma che paradossalmente sapranno riscattarlo dalla sua grigia vita impiegatizia, soffocata dai debiti e dalla frustrazione. Una visuale diretta e senza filtri su una realtà viva e pulsante, raccontata con un’ironia priva di moralismi.

Paolo Piccirillo è nato a Santa Maria Capua Vetere (Caserta) nel 1987. A 19 anni è andato via di casa. A Firenze studia Filosofia. Da sempre appassionato di cinema, si trasferisce a Roma per studiare sceneggiatura cinematografica. Attualmente frequenta il corso di formazione e perfezionamento per sceneggiatori Rai Script. “Zoo col semaforo”, edito nel 2010 da Nutrimenti nella collana Gog, è il suo primo romanzo.

“Zoo col semaforo”, Edizioni Nutrimenti, 2010. Provincia di Caserta, giorni nostri. La vita di Carmine e quella di Salvatore si incrociano drammaticamente. Carmine, settantenne, gestisce quattro campi da calcetto e non ha più niente da chiedere alla vita perché è vedovo e consuma il suo tempo nel dolore per la perdita del figlio adolescente vent’anni prima. Il suo rituale della memoria consiste nel leggere e rileggere un manoscritto e nel tener pulito un tratto della tangenziale Napoli-Aversa – un’autentica terra di nessuno – dalle carcasse dei numerosi animali che ogni giorno trovano la morte. Quel tratto deve essere lindo, splendente. Lì c’è una lapide in memoria di suo figlio, perché è lì che è morto, azzannato da un pit bull. Ed è sempre un pit bull a dare origine ai guai di Salvatore. Salvatore – che in verità si chiama Slator perché è albanese e in Italia vive da clandestino – lavora in un negozio di animali e un giorno, accidentalmente, il suo fidato e mansueto pit bull attacca il figlio di un tipo poco raccomandabile. Salvatore non può passare inosservato, non può nascondersi. Ha una malattia che gli ha deturpato metà del volto. Incolpevole e incredulo, accetterà l’epilogo della sua esperienza con commovente remissione.

DAN FANTE – Scrivere, e soprattutto pubblicare il primo romanzo, per Dan Fante – che è nato a Los Angeles nel 1946 – non è certo stato facile.Confrontarsi con un gigante come suo padre, con un pubblico diffidente, con i propri mille difetti, è stato difficilissimo. Poi, è iniziata la ‘rimonta’. Da qualche anno, la sua fama è in continua ascesa. Ha appena firmato un contratto con la prestigiosa casa editrice Harper Collins, che ripubblicherà e rilancerà in grande stile tutte le sue opere. Com’è accaduto con suo padre.

“Buttarsi”, ed. Marcos y Marcos. Cinque anni di duro lavoro sulla pagina buttati al cesso. L’email è lì, ruvida e bruciante: l’editore ha deciso di sospendere la pubblicazione dell’ultimo libro di Bruno Dante. Per di più, Bruno è appena riemerso da uno dei suoi periodi a suon di droga di quart’ordine, sesso sordido e alcol. Ormai senza il becco di un quattrino, incoccia in David Koffman, suo ex capo di larghe vedute che gli offre una scialuppa di salvataggio. Lanciare in grande stile la Dav-Ko, società di noleggio limousine che scarrozza rockstar, attori e ricconi di Hollywood. Bruno sfodera grinta, mette in piedi e governa una squadra di ferro. Diventa confidente di una colta nonnina che lo avvicina a un produttore ben disposto e a una nipote strafiga. Eppure, al primo incaglio, l’anima nera di Bruno prende il largo, mettendo a rischio uno dei suoi rari periodi di grazia… in una Los Angeles che alterna inferni e paradisi, un romanzo di intensa, allarmante sincerità.

“I suoi romanzi sono ballate di amore e di morte, come lo erano quelli di Bukowski e come lo sono stati quelli di suo padre.” (Fernanda Pivano, Corriere della Sera)

Il Premio John Fante 2010 arriva a Tocco oggi e lunedì ultima modifica: 2010-08-22T13:08:43+00:00 da Gulizia Leonello
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Gulizia Leonello

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