“I want you Rock”: la voce di Stefano Pasquali, uno degli ideatori del progetto

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Domani al Teatro Massimo di Pescara la storia del rock dal 1969 al 1990 ripercorsa dagli Highway 61

PESCARA – L’ambizione degli Highway 61? Quella di ripercorrere la storia del rock dal 1969 al 1990 in una maniera diversa ed originale! Lo spettacolo che domani andrà in scena al Teatro Massimo di Pescara con inizio alle 21.00 sarà un vero viaggio nel rock e nella società di tre decenni di storia.

Dopo l’incredibile sold out dello scorso anno al Teatro Sant’Andrea, è nata la voglia di ripetere l’esperienza ma con maggiore cura ed attenzione ai particolari, per renderla ancora più accattivante.

Indubbiamente difficile impresa riassumere tre decenni musicali in circa due ore, ma è proprio questa la vera sfida: farlo strutturando la serata intorno a tematiche importanti come la giustizia, il potere e l’ideologia, senza cioè fermarsi al solo ascolto delle canzoni. Il rock dunque come testimone e non solo spettatore della vita sociale di quegli anni: ne abbiamo parlato con Stefano Pasquali, chitarrista degli Highway 61 ed anche uno degli ideatori dell’intero progetto.

Come nasce questo progetto?

R – Dopo la buona riuscita dello spettacolo dello scorso anno al Sant’Andrea, questa volta abbiamo scelto un palcoscenico più ampi, quello del Teatro Massimo. Prendendo una parte del lavoro precedente, quella che va dagli anni’70 al 1989, l’abbiamo ampliata con le tematiche e gli artisti coinvolti. Il fatto che la serata lì andò bene, oltre le aspettative, sia come risposta del pubblico che come nostra soddisfazione, ha fatto sì che ci mettessimo stavolta maggiore impegno. Siamo stati più attenti ai particolari, la selezione degli artisti, dei brani e dei video. La cosa bella è che, mentre la volta scorsa davamo una domanda al pubblico alla fine, in questa nuova occasione forniamo sempre un incipit di lavoro, mettendo un po’ la pulce nell’orecchio, in più però diamo una risposta che sì è parziale ma fa capire bene qual è stata la risposta dell’essere umano, poi anche artista musicale, di fronte alle esigenze sociali negli stati coinvolti nel nostro progetto, Usa e Inghilterra, per riuscire a districarsi nella realtà.

Com’è strutturato lo spettacolo?

R – La dinamica della serata è simile a quella dello scorso anno: c’è una tematica di base che fa da filo conduttore a tutto il lavoro, quella del potere. Si andranno poi a caratterizzare le sue varie forme in aspetti quali la guerra in Vietnam, o il potere delle case discografiche sugli artisti. Partiamo ad esempio con il fallimento del percorso intrapreso dalla Beat Generation: l’ultimo grande festival di quell’epoca, tenutosi all’Isola di Wight, è stato un flop rispetto alle aspettative. Tanti gli artisti parte del progetto: si va dai Beatles per arrivare ai Poison, una fetta dunque ampia di generi. Il tutto segue quasi di pari passo l’evoluzione sociale che ci è stata. È chiaro che in quel periodo, a seconda della classe sociale di appartenenza, si ascoltava musica a sua volta diversa.

Quali sono le aspettative del progetto quest’anno?

R – Già c’è soddisfazione per noi perché la serata è, secondo me, più bella rispetto a quella del 2010, non tanto per la musica che rimane il rock, ma perché è stata curata maggiormente, alcuni aspetti sono più sottili ma colpiscono di più. Si va a raccontare meglio un periodo: ci siamo concentrati su trent’anni e siamo riusciti a sviscerarli negli aspetti più importanti. La nostra aspettativa è grande: partiamo già dal presupposto che, per come abbiamo lavorato e ci siamo preparati, ci siamo trovati bene come gruppo (sono cambiati due elementi). In più le tematiche sono interessanti, più specifiche dunque riescono ad attirare maggiormente. La musica poi è molto bella: in quegli anni sono nati tutti i migliori! Certo, portare 900 persone in un teatro non sarà facile, soprattutto per un gruppo di fascia media come il nostro: abbiamo due anni di vita in realtà, siamo freschi. Lavoriamo per un progetto l’anno e non facciamo serate nei locali. Si dedica all’evento: è una serata preparata in una nno di lavoro. Durerà più o meno due ore, articolata con video e canzoni. Abbiamo messo meno foto, sarà più dinamica come cosa e come immagini ci sarà maggiore comunicazione. Il rock di suo è già dinamico, le aspettative sono grandi e speriamo che vada tutto bene!.

Appuntamento dunque domani sera al Teatro Massimo di Pescara per rivivere trent’anni di rock, ma anche per capire o semplicemente confrontarsi con uno spaccato sociale che ha segnato non poco la storia.

Info: Daniele 3895152512; Stefano 3207853701; Marco 3336310507.

“I want you Rock”: la voce di Stefano Pasquali, uno degli ideatori del progetto ultima modifica: 2011-05-23T16:28:07+00:00 da Piero Vittoria
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Piero Vittoria

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