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Guccini a Roseto: venerdì 26 marzo unica tappa in Abruzzo

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L’ultimo album risale al 2004 ma il suo fascino di cantautore- cantastorie è rimasto immutato ed è legato alle mitiche canzoni degli anni 70, così il suo pubblico è sempre li che lo aspetta con grande desiderio. Tanto che l’unica tappa abruzzese del concerto di Guccini, assente dai palcoscenici d’Abruzzo da 13 anni, è già tutto esaurito.
Così spiega Alfonso Caprioni della Service Time:
Abbiamo dovuto sospendere la prevendita quando abbiamo superato quota duemilacinquecento biglietti abbiamo preferito tenere una parte dei biglietti da vendere al botteghino il giorno stesso del concerto (apertura dalle ore 18.00) perché prevediamo una massiccia affluenza.
L’evento è fissato per venerdì 26 marzo con inizio alle 21.15 al Pala Maggetti. Oltre che dall’Abruzzo gli appassionati arriveranno da Lazio, Toscana e Campania.

Sul palco Guccini sarà accompagnato dagli amici di sempre: Ellade Bandini (batterie e percussioni), Antonio Marangolo (sax e percussioni), Vince Tempera (pianoforte e tastiere), Pierluigi Mingotti (basso), Roberto Manuzzi (sax, armonica, fisarmonica e tastiere) e Juan Carlos “Flaco” Biondini (chitarre).
In oltre quarant’anni di carriera vanta la realizzazione di 21 LP, in cui ha raccontato, trasformandola in musica, la storia del nostro Paese e i principali cambiamenti politici e sociali.

PREZZI DEL CONCERTO – Posto Unico € 25.00 (il botteghino sarà aperto alle 18.30- l’ingresso al PalaMaggetti dalle 20.30)

NOTE BIOGRAFICHEFrancesco Guccini è’ nato a Modena ma ha legato di più con i paesaggi dell’Appennino pavese dove ha vissuto l’infanzia con sua madre, dopo che il padre Ferruccio era partito per la guerra. Insieme a De Gregari e De Andrè è considerato il vate dei Cantautori italiani.

La sua carriera musicale comincia alla fine degli anni ’50 e nel ‘ 61 scrive la sua prima canzone “l’antisociale”. E proprio in questi anni si fa conoscere soprattutto come autore (“Auschwitz” per l’Equipe 84 e “Dio è morto” per i Nomadi, di Augusto Daolio) ed è vittima di una censura all’italiana: “Dio è morto”, canzone di profonda spiritualità – trasmessa persino da Radio Vaticana – viene censurata dalla RAI, perché considerata blasfema.

Nel 1967 pubblica il suo primo disco, “Folk Beat n. 1”, con brani oggi considerati grandi classici come “Noi non ci saremo”, “Statale 17” e “In morte di S.F. (Canzone per un’amica)”. Come Fabrizio De André, anche Francesco Guccini non si è mai lasciato imporre i ritmi dall’industria discografica ma ha sempre inciso se ne aveva voglia e quando sentiva di avere realmente qualcosa da dire.

Tappe fondamentali della sua musica possono essere considerati “Radici” del 1972 e “La locomotiva” ballata anarchica ispirata a una storia vera; “Via Paolo Fabbri 43” del 1976, il cui titolo altro non è che l’indirizzo bolognese di Guccini e “Piccola storia ignobile”, un brano dedicato alle polemiche sull’aborto; “Fra la Via Emilia e il West” del 1984 (registrazione del concerto del 21 Giugno 1984 in Piazza Maggiore a Bologna, la miglior antologia possibile dei primi vent’anni musicali di Guccini), “Signora Bovary” del 1987 (con canzoni dedicate al padre – “Van Loon” – e alla figlia Teresa – “Culodritto” -) e l’amaro e malinconico “Quello che non…” del 1990, con una splendida “Canzone delle domande consuete” – e la bellissima e triste “Cencio”, dedicata a un amico della Bocciofila di Modena.

Guccini si considera un cantastorie. Politico è il suo modo di raccontare le cose e di poetare, strettamente legato ad una forma dubitativa espressa attraverso una velata ironia, che è una delle sue caratteristiche più interessanti. Non è un caso che Guccini venga studiato nelle scuole come esempio di “poeta” contemporaneo e che gli sia stato conferito nel 1992 il Premio Librex-Guggenheim Eugenio Montale per la sezione “Versi in Musica”.

Guccini scrittore: ha esordito nel 1989 con “Croniche Epafaniche”, racconto dell’infanzia pavanese, seguito nel 1993 da “Vacca d’un cane”, sull’adolescenza a Modena e gli inizi musicali. Nel 1997 poi, insieme a Loriano Macchiavelli, si è cimentato nel giallo, con il romanzo “Macaronì”, seguito nel 1998 da “Un disco dei Platters”. In mezzo a tutto questo, si trovano anche un curioso dizionario Italiano-Pavanese e la biografia “Un altro giorno è andato”. Del 2003 è il libro “Cittanòva blues”. Guccini ha inoltre recitato nel film “Radio Freccia”, di Luciano Ligabue (1998, con Stefano Accorsi). L’ultimo libro “Icaro” è del 2008, mentre l’ultimo album “Ritratti” è del 2004.

Guccini a Roseto: venerdì 26 marzo unica tappa in Abruzzo ultima modifica: 2010-03-25T14:29:58+00:00 da Direttore
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