Febbraio, 2018

24feb21:0023:59In evidenzaLa vedova scaltra al Teatro Comunale di Atri

la vedova scaltra

Quando

(Sabato) 21:00 - 23:59

Dove

Teatro Comunale Atri

Piazza Duomo, 1, 64032 Atri TE

Informazioni sull'evento

Sabato 24 febbraio alle ore 21 al Teatro Comunale di Atri va in scena La vedova scaltra, di Carlo Goldoni. Quinto spettacolo in abbonamento

Con Francesca Inaudi e Gianluca Guidi (quest'ultimo in sostituzione di Ganfranco Zeno) Fabio Ferrari nel ruolo di Don Alvaro de Castiglia Claudia Ferri, Riccardo Bocci, Alessandra Cosimato, Matteo Guma Andrea Coppone nel ruolo di Arlecchino Massimiliano Giovanetti nel ruolo di Pantalone de’ Bisognosi e con Renato Cortesi nel ruolo del Dottore Scene Carlo De Marino Costumi Francesca Brunori Musiche originali Massimiliano Gagliardi Disegno luci Stefano Lattavo Maestro d’armi Max Cutrera Regia Gianluca Guidi

"Quando ero bambino, con gli amici, ci raccontavamo sempre delle storielle che cominciavano così: “Ci sono un francese, un inglese, uno spagnolo e un italiano…” , e così sembra cominciare la nostra commedia, in una locanda della città più meravigliosa, affascinante e del mondo: Venezia. Quattro pretendenti di nazionalità diversa ma tutti figli della futura Europa Unita. Tutti affascinati dalla bella vedova de’ Bisognosi. Tutti ricchi, benestanti discendenti da famiglie blasonate, tutti campanilisti e affascinati dalla bella e forse “inarrivabile” Rosaura. La vedova … Scaltra! Mi piace Rosaura Lombardi vedova de’ Bisognosi. È una donna moderna, dalla natura “antica”. Una figura che presenta quella sensibilità e quell’intuizione appartenenti all’universo femminile. Sa ribellarsi al padre e si oppone alle nozze della sorella con un uomo molto più anziano (lei ne aveva sposato uno del quale è rimasta vedova) e, ora che può, sospesa e in bilico per prendere la decisione giusta, ponte tra la commedia “vecchia” e il mondo nuovo, per sé “sceglie di scegliere” il suo uomo. Nella migliore tradizione della vita vissuta. La meta/menzogna che adopera per sceglierlo è rappresentativa di un estro che appartiene ad esseri superiori quali sono, in realtà , le donne. Rosaura è pilota del proprio destino, opera e decide non tanto lasciandosi guidare dai sentimenti, quanto piuttosto seguendo criteri razionali. Per seguire il suo scopo, mette a nudo le debolezze del genere maschile, fino a metterle quasi in ridicolo. Compie una rivoluzione femminista “ante-litteram” che, se ne avesse mantenute le connotazioni, avrebbe fatto vincere a tutto campo quel desiderio legittimo di emancipazione che ha caratterizzato, alla fine del ‘900, l’universo femminile. Complici la “sua” Venezia, il Carnevale, e, di nuovo, la sua “modernità”, Rosaura nasconde il suo volto dietro ad una maschera non soltanto quando realmente indossata; ella la usa a guisa di condottiero per vincere (forse inconsapevolmente) una “guerra” di cui lei stessa non conosce i confini se non quelli personali. Per certi versi mi verrebbe voglia di chiamarla “Braveheart”. Una William Wallace della Serenissima. Goldoni evita di raccontarci (in un’altra commedia) ciò che la vita ha riservato a lei e al Conte di Bosconero durante la loro storia o unione. E forse è meglio così. Lasciamo che i nostri eroi incontrino una “normalità” che è assolutamente privata. Tutto il resto è in divenire…" (dalle Note di regia di Gianluca Guidi)