Debora Cappa: tratti d’anima in perimetri di poesia, oltre il muro dell’umana incomunicabilità

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Ai nostri microfoni la giovane scrittrice e poetessa pescarese

PESCARA – Debora Cappa è una giovane scrittrice e poetessa pescarese, che al momento ha all’attivo la pubblicazione di quattro libri. Dalla sue opere traspare una forte carica emotiva nonché la capacità di rendere l’intensità e la drammaticità della vita, in tutti i suoi aspetti dolorosi e gioiosi.

Questa la nostra intervista per l’Opinionista.

Come ti sei avvicinata alla poesia?

R – “Mi sono avvicinata ad essa attraverso gli studi classici, che hanno favorito la mia inclinazione verso il gusto del “bello” e l’arte in genere. Alla composizione mi sono dedicata poi, in seguito al bisogno di esternare sensazioni e riflessioni, sentimenti e considerazioni, collocandoli dapprima in un percorso introspettivo, che ho voluto custodire gelosamente, senza condividerlo con nessuno. Credo infatti che lo scrivere sia un mezzo potente per affrontare la conoscenza di se stessi, quindi degli altri e di ciò che ci circonda. Solo in una seconda fase, dopo alcuni anni, mi sono lasciata convincere, aprendo così uno spiraglio sul mio mondo interiore, a far conoscere pensieri in versi su esperienze vissute in modo diretto ed indiretto”.

Se dovessi definire la tua poesia?

R – “Mi imbarazza definirla poiché non sono nella posizione dei critici letterari, che peraltro ne hanno ampiamente disquisito. Cercherò comunque di descriverla. É molto personale, nasce dal desiderio di esprimere la propria essenza, dalla necessità di interagire e di comunicare liberamente. Rifugge da facili sentimentalismi ed approfondisce spirituali complessità per tentare di superare le fragilità dell’anima, l’incomunicabilità, che attanaglia le nostre esistenze, visto che la solitudine, a mio avviso, è il male del secolo. Ritengo inoltre che la poesia possa svolgere una funzione etica in un mondo così globalizzato e stereotipato, in cui l’interiorità è quasi una zavorra. La società odierna, superficiale, frivola, distratta da mille fatui interessi, ci ha abituati al culto dell’apparenza, all’ostentazione dell’esteriorità, alla ricerca della fama immediata, alla mortificazione dell’essenza in nome di una mercificazione totalizzante, una sorta di consumismo, che investe perfino i sentimenti e sembra favorire un livellamento culturale, un’ atrofia del pensiero. Suoi elementi cardine sono la denuncia etica, l’analisi dell’animo umano, talvolta impietosa, lo smascheramento, il disincanto dell’apparenza, l’indagare i segreti della vita, l’auscultazione dei moti interiori, la strenua difesa della libertà personale e di pensiero, questioni di solidarietà sociale, il vago presagire dell’irrefrenabilità del tempo. Trae linfa vitale dalle emozioni e da tutto ciò che colpisce la mia sensibilità, in quanto costituisce una potenziale fonte di ispirazione, ancor più se induce all’introspezione. Essa è volta a suscitare dibattito interiore e a rivelare aspetti sconosciuti della propria personalità anche a noi stessi, generando così una conoscenza più approfondita del soggetto, collocato nel contesto universale”.

Quali sono gli autori a cui ti ispiri?

R – “Ho sempre cercato di non ispirarmi a nessuno, considerando inarrivabili sotto vari aspetti gli autori che ammiro. La critica tuttavia ha rilevato nella mia poetica paralleli con Pindaro, Saba, Ungaretti, Montale, Calvino. Mi ha definita quasi una pittrice impressionista non solo per le descrizioni paesaggistiche multiformi e variegate, ma soprattutto per gli imperscrutabili e mutevoli moti interiori dell’animo umano minuziosamente descritti”.

La tua prima opera è “Il Carnevale della Vita”

R – “È un’antologia di 60 poesie, incentrata sulla ricerca del senso dell’esistenza, oltre l’illusione della conoscenza ordinaria del vivere quotidiano. È costituita da due parti strettamente connesse tra loro. Nella seconda, intitolata A briglia sciolta, inizia a dissolversi il precedente tono prevalentemente cupo, acquisendo tra sfumature di malinconie, un aspetto nostalgico e talvolta ridente, poiché trova un momentaneo ristoro nella natura e nei sogni, quasi in una dimensione parallela. É una burla allegorica del dolore di vivere, in quanto in una realtà quasi fittizia le persone sono attori, che indossano maschere per celare sia i buoni sia i cattivi sentimenti, molto spesso temendo di non essere accettate così come sono veramente”.

Nella seconda, “Amore, l’incompiuto” protagonista è l’amore ….

R – “È una raccolta di 40 componimenti, in cui ho posto l’attenzione sull’Amore, inteso come entità universale in continuo divenire. Esso sboccia, divampa, si trasforma, sembra spegnersi, ma in effetti non ha mai fine poiché immenso è il suo campo d’azione. È quasi come una fenice, che rinasce dalle proprie ceneri. Amore inteso non solo come discorso a due, ma in senso lato per l’arte, la poesia, la recitazione, la natura, la tradizione, la terra natia e il rapporto tra animali, anche a confronto con quello della nostra specie. La rappresentazione poetica dell’esperienza amorosa non è dunque il punto centrale, ma lo è l’approfondimento dei propri stati d’animo”.

La tua visione della spiritualità emerge invece ne “L’ anima e il Mare” ….

R – “La mia terza opera, silloge composta da 35 liriche, è complementare e dicotomica nonché contrapposta e speculare alla quarta. É una focalizzazione idealistica in cui ho posto l’accento su una mia personale visione della spiritualità. La natura, nella sua aurea di potenza ed estasi, assurge a consolatrice dell’anima e protettrice dell’esistenza, visto che in essa è fortemente ravvisabile l’elemento divino. Si snoda attraverso immagini suggestive, che sembrano materializzarsi in delicati e freschi bozzetti, in un clima generale rasserenante, soffuso di speranza e desiderio di rinascita al di là del dolore”.

Parlaci infine della quarta opera “Il Corpo e la Terra” ….

R – “È una pubblicazione contemporanea alla terza con la quale per caratteristiche e tipologia compone quasi un cofanetto ideale, ha toni più fisici e realistici, in uno scenario diversificato sia nel tempo sia nello spazio. Si parte dalla faticosa esperienza di un corpo che vuole tornare a vivere e ad amare, ma che subisce ancora gli assalti delle esperienze negative del passato. Prevale la dimensione concreta del ricordo, nonostante flashback sereni. Si evidenzia l’universalità delle sofferenze amorose affinché si venga spronati a superare le debolezze dell’animo umano e, appoggiandosi l’un l’altro, si rafforzi la solidità fisica dell’umanità personale a livello globale.

Come scegli le copertine e le dediche per i tuoi libri?

R – “Nel caso de “Il Carnevale della Vita” ho optato per una scelta volutamente non didascalica rispetto al titolo. Il dipinto, realizzato con colori acrilici da mia sorella Sara, mira appunto a mettere in risalto l’insito collegamento tra le due sezioni interne, in quanto evidenzia l’intervento dell’uomo sulla natura. In “Amore, l’incompiuto” le immagini tra fronte e retro, derivanti da una trasposizione mentale, come spiegato nell’introduzione all’opera, assumono valenza simbolica e dunque acquisiscono una conseguenzialità logica. L’ immensità della natura indica l’enorme potenza dell’Amore; la figura femminile fragile, ma determinata, rappresenta il perseverare nell’Amore; l’aquila con la sua imponenza esprime la forza ed il coraggio dell’Amore; la figura maschile fiera ed intrepida torna per conseguire la vittoria più grande, cioè l’Amore. Sia ne “L’Anima e il Mare” sia ne “Il Corpo e la Terra” ho voluto invece illustrare ciascun titolo con elementi al contempo spirituali, fisici e naturali. La dedica con cui apro ogni mio libro è una sorta di fotografia, che accenna al contenuto generale”.

Se dovessi definire lo stile della tua poesia?

R – “Cerco tramite l’essenzialità e la coerenza della forma stilistica, corredata da simboli, allegorie, ossimori, dalla forza icastica di immagini nitide ed immediate, attraverso flash e barlumi, di avvicinare il più possibile il lettore, senza una ricerca ossessiva della parola. A detta dei critici il mio stile è asciutto, fluido ed incisivo, ha ritmo serrato, sincopato, verso libero e talvolta molto spezzato, poi, tra parole semplici ed intense, raggiunge toni lievi, quasi sussurrati in punta di penna, privilegiando freschezza e musicalità. Scorrendo i versi pubblicati e quelli che costituiscono le numerose e nutrite raccolte al momento ancora inedite, riscontro evoluzioni costanti”.

Info e news su Debora Cappa e le sue opere (siti da lei ideati, realizzati e gestiti direttamente):

http://www.webalice.it/occhiblu_oltremare/
http://www.youtube.com/user/OcchiBluOltremare
https://www.facebook.com/OcchiBluOltremare

Debora Cappa: tratti d’anima in perimetri di poesia, oltre il muro dell’umana incomunicabilità ultima modifica: 2013-11-28T11:52:01+00:00 da Piero Vittoria
Pubblicato da
Piero Vittoria

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