“Un Caffè, forse”: martedì 30 a Pescara la presentazione del romanzo

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PESCARA – Martedì 30 marzo alle ore 18 .00 presso il Caffè delle Merci in via De Cesaris,12 a Pescara verrà presentato il  libro “Un Caffè, forse”,  di Claudio Amicantonio Edizione Tracce. Saranno presenti, oltre all’autore (docente di filosofia e storia liceo scientifico Da vinci Pescara) , Maurizio Di Fazio (coordinatore), Marco Presutti (Docente di Lettere, portavoce del ex-Sindaco L. D’Alfonso) e Ubaldo Giacomucci (Critico letterario).

Questo un estratto dal libro:

“Suona la sveglia. È estate, ma non fa ancora così caldo. Un ragazzo di cui non ancora conosciamo nulla è già in piedi da qualche ora. Non ha dormito, ma ignoriamo per quali motivi. Il resto della casa è ancora nel tepore dell’ultimo sonno. Una città qualunque come la mia, come la tua. Non grande, ma neanche piccola. Ti starai chiedendo perché non ha dormito. Anch’io me lo chiedo. Forse conosco la risposta, ma non ne sono certo perché i ricordi sono sfuggenti e non sarà affatto facile riallinearli in ordine sequenziale.

Da qualche parte dovevo pur iniziare. Il vero inizio è misterioso. Non è che non ne abbia memoria, semplicemente lo ignoro poiché è inconoscibile. C’è un momento in cui ti accorgi che sei dentro qualcosa, ma non è più l’inizio, il vero inizio. Ci stai già dentro. E l’inizio rimane sempre un passo oltre la conoscenza. Come con la vita. Ti ci trovi dentro e basta, senza aver traccia alcuna di un passato in cui ha avuto inizio.

Nessuna nascita, origine ignota.

Anche questa storia non ha un inizio. Emanuele – è questo il nome del ragazzo che questa notte non ha dormito – c’è già dentro.

Anche tu ci sei già dentro. Come me.

L’insonnia è un disturbo del sonno caratterizzato dall’impossibilità di addormentarsi o di dormire per un tempo ragionevole durante la notte. Molti soffrono d’insonnia, ma non Emanuele. Solitamente dorme senza alcun problema, per cui – se non ha chiuso occhio tutta la notte – deve essere stato attanagliato da qualcosa.

Ma cosa?

Se ne sta quasi immobile sul balcone di casa sua a fissare i palazzi che lo circondano in cui sta per rimettersi in moto la vita di tutti i giorni. Qualche donna attempata si affaccia dalle finestre di fronte fumando una sigaretta, ma alla loro età non dormire molto è la regola.

Vibra il cellulare. Un messaggio. Emanuele pigia tutti i tasti per visualizzarlo.

“sn pronta.puoi paxare a prendermi”.

È molto presto ancora, ma Emanuele dopo essersi rapidamente lavato e vestito esce di casa, attraversa la sua città in macchina e raggiunge il luogo dell’appuntamento.

Il solito bar. Ognuno di noi ne ha uno e il nome, l’ubicazione e l’arredamento hanno poca importanza. Nonostante sia da poco sorto il sole c’è già un turbinio di richieste di caffè, cappuccini e cornetti.

Qualcuno ha appena terminato di lavorare. Un lavoro scomodo, ma lavorare di notte ti tiene lontano dalla massa diurna. Qualcuno andrà a lavorare. Li riconosci subito: occhi spenti, esistenza reale cessata molti anni prima. Chissà quando, chissà perché.

Esistenze terminate, terminali. Non tutti, ma tanti. Devi essere forte per non farti travalicare da tutti quegli occhi spenti. Tanti occhi, ma non quelli di Sophia. È in ritardo. Anche oggi. Emanuele non ne rimane sorpreso e ordina la sua colazione. Un caffè consumato amaro. Da un pò di tempo cerca di non prendere il caffè con lo zucchero perché non ha senso rendere dolce ciò che è amaro. Esce e si accende una sigaretta anche se ha la gola impastata di fumo. La notte è stata lunga e le sigarette fumate tante.

Sophia non ancora si vede. Guarda verso il cancello da cui dovrebbe uscire. Niente.

Di certo vorrai sapere chi è Sophia. E lo saprai, ma non ora. Emanuele è ancora lì fuori che aspetta. E anche noi aspettiamo, ma diversamente da lui noi siamo tranquilli, al massimo curiosi. Lui no. Lui sente il respiro che gli si strozza in gola. Non riesce a deglutire. Le sigarette continuano a sostenerlo, ma in fondo non servono a nulla. Ripensa alla notte trascorsa ed è felice che sia passata. Decide di camminare durante l’attesa che sa non potrà spingersi molto oltre.

Lui e Sophia devono raggiungere un posto entro una certa ora e anche Sophia sa che non possono arrivare in ritardo. Di conseguenza non sarà una lunga attesa, ma decide ugualmente di camminare un pò.

Vano tentativo di distrarsi. Emanuele si trova a vivere uno di quei momenti in cui l’essere vivo ti è ricordato incessantemente da una morsa di dolore al ventre. Fa male.

È il nove di luglio. Un lunedì. L’anno non ha molta importanza, uno qualunque del nuovo millennio. Alla fine della giornata queste due esistenze saranno per sempre diverse. Indissolubilmente legate. Forse nel dolore, forse nella gioia. Ma è presto per saperlo, è ancora troppo presto.

Un cancello che sbatte forte richiudendosi annuncia che Sophia è uscita. Incede verso Emanuele con passo sicuro. Lei sa. E il sapere rende forti. Emanuele non sa e trema.

È una assolata giornata estiva.

“Un Caffè, forse”: martedì 30 a Pescara la presentazione del romanzo ultima modifica: 2010-03-25T09:22:42+00:00 da Direttore
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