“Già lo scorso febbraio segnalai alla Ministra Erika Stefani la petizione che mi era stata sottoposta da Claudia Frezza e Dario Verzilli di Abruzzo autismo onlus, madri e padri coraggio – dichiara Diego Di Bonaventura – una brutta pagina scritta dal precedente Governo, con il Ministro Azzolina, nel silenzio di gran parte della politica nonostante le numerose perplessità espresse sia dai genitori di ragazzi disabili sia dagli insegnanti di sostegno. E che siano state le associazioni a fare la differenza mi convince sempre più che la politica deve tornare a guardare in faccia le persone e ad ascoltare i problemi uscendo fuori da tecnicismi apparentemente virtuosi che feriscono il tessuto sociale, soprattutto quello più debole”.
Siamo di fronte ad una sentenza molto netta: uno degli aspetti più controversi era la questione dell’esonero. Il nuovo PEI prevedeva l’ipotesi di esonerare totalmente gli alunni con disabilità dal frequentare le lezioni di una determinata materia, per assegnarli ad attività di laboratorio separate. Il TAR ha ritenuto l’«esonero generalizzato» in contrasto con le norme internazionali in materia di tutela della disabilità. Ugualmente in contrasto con la normativa italiana e internazionale sarebbe il meccanismo per l’assegnazione delle ore di sostegno. In base alla definizione del grado di disabilità, lo studente avrebbe avuto diritto a un range prestabilito di ore di sostegno: un automatismo che contrasta con il principio di assegnare le risorse in base alle effettive necessità e che lascia spazio ad uno scenario di assegnazione di ore «al ribasso».
Sul punto il TAR ha sottolineato come «le esigenze di finanza pubblica non possano giustificare restrizioni alle tutele da riservarsi agli studenti disabili […] Ciò non significa che ogni disabilità comporti l’automatica attribuzione del massimo delle ore di sostegno […] ma neppure è ammissibile che esigenze di finanza pubblica possano indebitamente limitare detta assegnazione, riducendola oltre modo rispetto a quanto sarebbe invece necessario per il raggiungimento dello scopo». In pratica una legge che mina l’obiettivo stesso del “sostegno” che è quello dell’inclusività.
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