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La politica israeliana alla vigilia delle elezioni nella rubrica di Fina

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REGIONE – E’ stata la delicata situazione di Israele, alla vigilia delle elezioni politiche che si terranno domani 23 marzo, al centro del 51esimo incontro della rubrica “Un libro, il dialogo, la politica”, curata da Michele Fina. Si è partiti dal libro “Il signor Netanyahu. Israele, due anni di politica tra elezioni, instabilità e pandemia” (Edizioni ETS) di Enrico Catassi, Alfredo De Girolamo e Daniel Reichel. Con Fina oltre a uno degli autori, il giornalista De Girolamo, ha dialogato la viceministra degli Esteri Marina Sereni.

Fina ha definito il libro “molto interessante. Le elezioni di domani saranno le quarte in due anni, in un Paese che dal 2009 è ininterrottamente governato da Benjamin Netanyahu. Si tratta di un record, è stato in questo senso battuto Ben Gurion”.

De Girolamo ha sintetizzato: “E’ una guida al voto che raccoglie due anni di elezioni. Tutte e due le precedenti si sono svolte prima della pandemia. Raccontare Israele significa raccontare un pezzo di Medio Oriente, una nazione crocevia di molte vicende e perciò il voto israeliano non è banale rispetto al quadro di tutta la regione. Il fatto che si sia andati ad elezioni quattro volte in due anni induce a elementi di riflessione. Comunque andrà, Israele sarà comunque una democrazia da ricostruire”.

Un fattore significativo è il cambio di amministrazione che si è verificato negli Stati Uniti. Lo ha sottolineato la viceministra Sereni: “Termina la prima campagna elettorale che si è svolta senza l’aiuto diretto di Trump a Netanyahu. L’atteggiamento del nuovo presidente Biden è diverso: rimane un amico di Israele ma certamente più attento all’equilibrio nel resto del Medio Oriente, più esigente su alcuni elementi come le colonie e gli insediamenti nei territori palestinesi”.

Per Sereni “Netanyahu è bravissimo a fare campagne elettorali più che a governare, gli è più congeniale. Quest’ultima si è giocata su due punti: gli Accordi di Abramo, ovvero l’importanza di una serie di accordi con Paesi arabi e un’apertura di dialogo con l’Arabia saudita, e la campagna vaccinale, che è stata anche strumento di diplomazia”.

De Girolamo ha sottolineato che “nessun presidente degli Stati Uniti si era spinto a un tale sostegno a Israele. Biden terrà relazioni molto più ordinarie. Gli Accordi di Abramo aprono a una relazione diretta di Israele con il mondo arabo, è la più grande operazione politica portata a casa da Netanyahu. Se dovesse riuscire a prevalere elettoralmente sarebbe per la sua bravura a costruire alleanze ma di certo si porterebbe dietro un Paese spaccato a metà”.

Per la fase successiva, Sereni prevede che “ci si dovrà tornare ad occupare del conflitto tra Israele e Palestina e di una possibile ripresa del processo di pace, anche grazie al fatto che alla Casa Bianca ora c’è Biden”. Individuati due punti su cui lavorare, anche con il concorso dell’Unione europea: l’unità dei palestinesi e i negoziati diretti tra israeliani e palestinesi.

La politica israeliana alla vigilia delle elezioni nella rubrica di Fina ultima modifica: 2021-03-22T11:10:37+00:00 da Redazione
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