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Michele Campanella a L’Aquila

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Grande attesa per il  concerto straordinario  che il pianista  Michele Campanella terrà a Coppito  con un  programma di  splendide rarità  lisztiane  in occasione delle celebrazioni per il bicentenario della nascita del compositore ungherese.

L’AQUILA – Domenica ,23 gennaio  all’Auditorium “Gen. S. Florio” della Scuola della Guardia di Finanza in Località Coppito (AQ), alle ore 18.00, nell’ambito della 65a Stagione della Società Aquilana dei Concerti “B. Barattelli”, il pianista Michele Campanella, accreditato come uno dei massimi interpreti lisztiani e artista molto legato all’Aquila, più volte applaudito ospite delle istituzioni musicali aquilane, terrà  un concerto da non perdere.

Nell’anno in cui il mondo della musica celebra il bicentenario della nascita di Franz Liszt (1811-1886), Michele Campanella dedica interamente la sua attività di pianista e direttore d’orchestra del  2011, al compositore ungherese da lui studiato e amato fin da giovanissima età. Si tratta del secondo, atteso appuntamento che la Società dedica quest’anno a Liszt e Mahler, due compositori particolarmente festeggiati.

Nel concerto di Michele Campanella si potranno ascoltare alcune importanti rarità lisztiane: le due Due leggende francescane: San Francesco d’Assisi che predica agli uccelli e San Francesco di Paola che cammina sulle onde e, nella seconda parte del recital, il ciclo celeberrimo del Deuxième Année de Pèlerinage: Italie R 10b, composto tra il 1837 e il 1856.

Ha spiegato il pianista:

il programma di questo concerto  presenta due aspetti fondamentali dello spirito di Liszt: la fede e la contemplazione della bellezza. Soltanto alla luce delle grandi opere corali, prima fra tutte l’imponente Christus, andrebbero esaminati i brani pianistici che si rivolgono alla fede: Vexilla regis prodeunt, che evoca il linguaggio primitivo delle origini; In Festo trasfigurationis Domini nostri Jesu Christi, quasi verso l’impronunciabile e le due Leggende francescane, inserite in questo programma, composte come in uno stato di estasi. Il valore degli ultimi due brani non sta tanto nel loro straordinario impressionismo quanto nella profonda adesione alle figure dei santi: questi non sono un “pretesto” per fare musica, è la musica il linguaggio privilegiato da Liszt per venerarli.

Composizioni, dunque, sottratte al “pittoresco” e restituite al “mistico”. Questo dittico lo possiamo considerare davvero come uno delle opere più equilibrate e ispirate di Liszt. Le due Leggende francescane sono espressione della fede che il compositore ungherese ha vissuto come la certezza fondante del suo pellegrinare. Non si possono ridurre a oleografie devote. I valori in esse contenuti, la celebrazione della santità in due toni così dialetticamente contrastanti, l’eroismo così diverso dei due grandi Santi italiani, trovano un’eco profonda nella sensibilità di Liszt. E il pianismo che la trasmette è il risultato di formidabile saggezza, nata dall’esperienza del virtuoso degli anni flamboyant (1827-47) e trasfigurata in una nuova “economicità” espressiva.

Nella seconda parte del concerto  il clima cambia: la seconda Année de Pèlerinage: Italie è tutta intrisa di una Bellezza che il compositore cerca nella pittura e nella poesia italiane. Qui Liszt esprime una magica contemplazione che vive al limite tra misticismo e erotismo. Certo è che parliamo di capolavori su cui l’ombra dell’amico Chopin guarda con un sorriso benevolo. Per questo Liszt, nella sua Italie, esprime il massimo stato dell’equilibrio raggiunto nella sua maturità, un traguardo decisivo nella storia del frammento romantico e nello stesso tempo una premessa ricchissima di stimoli per la successiva svolta di fine secolo. Con lui le porte della musica dell’avvenire, e dell’impressionismo, sono definitivamente aperte.

Ha concluso Campanella:

Franz Liszt vive ancora oggi della fama di sommo pianista, ma quale compositore di rango assoluto continua a subire un giudizio negativo diffuso da oltre un secolo e basato sulla conoscenza di pochissime sue opere. Il bicentenario della nascita può essere un’ottima occasione per scoprire qualcosa di nuovo del repertorio lisztiano e rimodellare l’immagine del compositore ungherese alla luce di un approfondimento che comprenda le opere spirituali, i Lieder, le parafrasi neglette, tutto quel versante che è in grado di trasformare il suo ritratto di musicista e di uomo. Come in pochi altri casi, questo anniversario può rappresentare una svolta nella ricezione del musicista commemorato. Tutto il progetto Liszt che mi impegna in prima persona come interprete, docente, scrittore e direttore artistico è concepito per questo scopo; sono orgoglioso del coinvolgimento di più di 70 miei colleghi italiani e dell’Orchestra Cherubini, nell’omaggio a un autore amatissimo dalla nuova generazione di pianisti del nostro paese. Ricordandoci l’amore che Liszt portava all’Italia, e alla sua lunghissima residenza romana.

Ricordiamo anche che a Michele Campanella si deve l’ideazione e la cura di una delle imprese più titaniche nella storia del concertismo, ossia la programmazione delle maratone lisztiane organizzata dall’Accademia di Santa Cecilia, considerate la maggior impresa lisztiana organizzata dall’Italia e una delle maggiori al mondo: settantacinque pianisti fra giovani e promettenti interpreti e affermati concertisti sono impegnati nell’esecuzione di tutto il catalogo pianistico di Liszt, con brani di rarissimo ascolto o in prima esecuzione italiana. Dopo le prime tre, a maggio e la scorsa settimana, le maratone torneranno a Roma, alla Sala Petrassi del Parco della Musica, per altre quattro intensissime giornate, a marzo e ottobre prossimi.

Michele Campanella a L’Aquila ultima modifica: 2011-01-22T00:00:55+00:00 da Direttore
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