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Adriatica Basket: dai principi al “Patto dell’ombrellone”

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I PRINCIPI – “Quando abbiamo deciso di fondare questa società“ dice infatti Toletti, “il nostro intento era anzitutto quello di creare un luogo dove le ragazze potessero giocare a basket e nel contempo crescere sul piano sportivo e umano. Una delle prime cose che ho detto alle ragazze è stato quello di giocare anzitutto per il loro divertimento e poi per il risultato”.

Questa filosofia si nota anche nelle partite che la squadra disputa. Dice Toletti:

Due cose ho sempre chiesto ai nostri coach. La prima è quella di non umiliare mai le nostre avversarie nel momento in cui il divario tra loro e noi è palese. Un principio fondamentale della nostra squadra deve essere il rispetto delle avversarie. Come non vorrei mai che le nostre ragazze fossero umiliate in una gara in cui sono nettamente inferiori, così noi non dobbiamo farlo con le nostre avversarie.

Il secondo “ordine” riguardava le ragazze.

Ho sempre chiesto ai nostri tecnici di fare giocare tutte le ragazze che noi mettevamo a loro disposizione. Questo perché nell’Adriatica non devono esistere figlie e figliastre. Tutte devono essere trattate con il massimo rispetto e tutte si devono sentire parte del progetto. Il ricordo di quanto subito dalle mie figlie, ma anche da altre ragazze era troppo vivo nella mia mente per non dare il giusto peso a questa regola sportiva basilare.

“IL PATTO DELL’OMBRELLONE E LA MISSION” – Facciamo un paio di passi indietro. Torniamo al 2004, il secondo anno a Francavilla con il Francavilla Basket, la prima società delle Tigrotte. Il 2004 infatti sancì la bontà del progetto messo in campo dai suoi dirigenti. Dopo il primo anno ed il primo campionato vinto (Allieve Under13), di fronte ai dirigenti si prospettava una scelta. Rimanere nel loro piccolo mondo che aveva già dato loro comunque delle soddisfazioni, o crescere tentando di arrivare ancora più in alto. Racconta Toletti:

… La seconda opzione era irta di pericoli: infatti comportava anzitutto l’ingaggio non di un allenatore bravo, ma del migliore in assoluto in circolazione in Abruzzo; poi si dovevano reclutare altre giocatrici dai 13 anni in su per poter disputare subito i campionati under13 e under14, e puntare in un paio di anni a disputare anche l’under16 e l’under18. In pratica decidemmo di partecipare a tutti i campionati giovanili che si potevano disputare con le forze a disposizione e di confermare il successo in almeno uno di essi (U13 e 14) con l’obiettivo di ampliare il vivaio per portare le vittorie nei campionati a due o addirittura a tre nel successivo biennio. Un piano preciso, ambizioso, forse temerario, ma era necessario farlo per dare una dimostrazione di forza e di credibilità verso tutto l’ambiente. Questa in poche parole la Mission decisa per Adriatica.

Bisognava inoltre trovare degli sponsor che credessero nel progetto e lo avvallassero perché era impossibile sperare di andare avanti con le risorse economiche disponibili fino ad allora. Gli sponsor arrivarono grazie al paziente lavoro dei dirigenti.

I tre temerari dirigenti (Marco Lepore, Domenico Volpone e Toletti Giuseppe) scelsero ovviamente la seconda opzione. In un giorno di estate del 2004 in uno stabilimento balneare di Pescara, al riparo dal sole cocente e con il conforto di un paio di birre freddissime, Toletti, Lepore e Volpone decisero di infischiarsene del vecchio adagio che recita “chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quel che lascia, ma non sa quel che trova” e di realizzare il loro “pazzo sogno”. Presente alla “strana” riunione c’era anche il coach prescelto per portare avanti il progetto: Franco Ghilardi. Venne sancito quindi “il Patto dell’Ombrellone”, grazie al quale si decise di dare continuità e, soprattutto, di ampliare nel senso anzidetto un progetto che aveva conquistato non solo loro, ma anche le famiglie e le ragazze di quel primo anno.

Franco Ghilardi quindi, abbracciò il progetto propostogli e accettò di guidare le ragazze del Francavilla (per la nascita dell’Adriatica, cari lettori, bisognerà attendere ancora un po’) ricoprendo il ruolo di allenatore “non in esclusiva”. Tiene a precisare il nostro narratore:

Franco non solo decise di essere il nostro coach, ma fu fondamentale per la ricerca e la selezione delle giocatrice e per i consigli a livello organizzativo, data la sua esperienza in società di A e di B. Spronava tutti, anche noi dirigenti a fare non tanto di più, ma meglio. Da me e da noi tutti è sempre stato considerato un co-fondatore con un contratto da allenatore sine-die, tant’è vero che quando, dopo 6 anni ha deciso di andare via … Ma, è meglio non correre.

A questo punto meglio spiegare che cosa significa il termine “allenatore non in esclusiva”. Facciamo ancora riferimento alle noiose ma utili DOA per spiegarlo.

Il tesseramento in forma « non esclusiva » consente al tesserato C.N.A. di svolgere attività tecnica, nello stesso anno sportivo, anche per squadre di altre società partecipanti o ad un campionato Giovanile Regionale, o Provinciale, o ad un campionato seniores di competenza degli organi periferici, purché non partecipanti allo stesso campionato.

Ghilardi quindi in quella stagione guidò sia le under14 del Francavilla, sia la squadra seniores dello YALE in serie B2.

Scelto l’allenatore bisognava trovare quindi le giocatrici. Dove e come trovarle?

A questa domanda risponderemo la prossima volta.

Adriatica Basket: dai principi al “Patto dell’ombrellone” ultima modifica: 2010-06-03T10:02:56+00:00 da Davide Luciani
Pubblicato da
Davide Luciani

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