L’arcivescovo ha anche ricordato che il Coronavirus non riuscirà, però, a fermerà la commemorazione dell’anniversario del terremoto
L’AQUILA – L’emergenza Coronavirus, e la tristezza correlata, non fermeranno la commemorazione dell’anniversario del terremoto. Niente cortei e fiaccolata. La Città affiderà la sua voce ai 309 rintocchi di campana che, nella notte, ricorderanno le vittime del sisma e abbraccerano simbolicamente le loro famiglie.
L’arcivescovo metropolita dell’Aquila, il cardinale Giuseppe Petrocchi. “A undici anni dal terremoto, che ha devastato il nostro territorio, un altro shock si abbatte sulla Comunità Aquilana: questa volta si tratta di ‘onde-d’urto’ non sismiche, ma ‘virali’. Il famigerato Covid-19 ha causato i rovinosi ‘sussulti’ sanitari che stiamo soffrendo – scrive Petrocchi – Le 309 stelle (che rievochiamo) rimarranno sempre accese nel cielo spirituale e civile della Città, così come brilleranno perennemente nell’anima dei loro cari. Nella notte di questo anniversario si accenderanno anche lampade e lumi per commemorare i morti da Covid-19: così, alle luci del ‘firmamento’ aquilano si aggiungono altri ‘bagliori’, simbolo di un’ ‘appartenenza’ destinata ad ardere per sempre”.
La battaglia contro il coronavirus può essere combattuta e vinta solo serrando le fila e mantenendo lo schieramento compatto della Comunità: civile ed ecclesiale. Il rispetto severo delle norme decretate esige una disciplina condivisa, animata dall’amore e orientata verso una speranza che non sarà delusa.
In questi casi non è sufficiente l’impegno di una “minoranza attiva” (per quanto ampia); non basta neppure che siano in “tanti” a mobilitarsi; occorre che “tutti” rispondano a questa “chiamata generale” e ciascuno faccia generosamente la propria parte. Bisogna mettere in “campo” una solidarietà intera, cioè a 360°: attenta a rilevare e soccorrere le nuove “urgenze” suscitate dalla condizione emergenziale. Compito, questo, che investe le Istituzioni, ma diventa anche “impresa” di popolo”.