Codice Citra ha organizzato un evento nel teatro di Lanciano dove lo straordinario vitigno abruzzese è stato raccontato dal punto di vista storico, scientifico ed enologico ma anche attraverso i racconti di autorevoli personaggi abruzzesi
LANCIANO (CH) – È stato un appuntamento realmente straordinario quello organizzato da Codice Citra, che con le sue 9 cantine associate, i suoi 6.000 ettari di superficie vitata e 3.000 soci, rappresenta la più importante realtà produttiva abruzzese,per celebrare i 50 anni della Doc Montepulciano d’Abruzzo (nata nel maggio del 1968) ha organizzato , nel suggestivo Teatro di Lanciano,un evento a cui hanno partecipato alcuni dei più autorevoli personaggi del mondo del vino, della cultura, della scienza italiani ed abruzzesi.
Ad introdurre l’incontro Valentino Di Campli, presidente di Codice Citra, che ha sottolineato l’importanza di Codice Citra, “un’azienda “comunità” in grado non solo di aggregare oltre 3.000 soci ma anche di rappresentare oggi un fondamentale tramite per portare oggi il vino abruzzese sui principali mercati internazionali”.
“Codice Citra – ha proseguito Di Campli – è una realtà cooperativa di secondo livello che è cresciuta moltissimo negli anni grazie soprattutto al poter essere in una delle regioni vitivinicole più vocate d’Italia (la quinta in termini di produzione) e in una terra, quella di Chieti, tra le tre province più produttive del nostro Paese. Una provincia, inoltre, dove il 90% della produzione è nelle mani della cooperazione e questo testimonia il ruolo economico strategico di questo modello di aggregazione per il vino abruzzese”. “Nelle nostre mani, pertanto – ha concluso Di Campli – passa e passerà anche in futuro gran parte dell’ulteriore qualificazione e riconoscibilità di un vino fondamentale per la nostra regione come il Montepulciano d’Abruzzo”.
Molto atteso l’intervento di Attilio Scienza, docente all’Università Cattolica di Milano, e oggi riconosciuto a livello internazionale come uno dei maggiori ricercatori nel settore vitivinicolo.
Scienza ha illustrato i confini attuali della ricerca vitivinicola, in particolare quelli relativi alla zonazione viticola “che con gli strumenti attuali consente di arrivare a conoscere in maniera approfondita le caratteristiche peculiari di ogni territorio, quasi metro quadrato per metro quadrato”.
“Le tecnologie attuali – ha spiegato Scienza – in particolare grazie all’ausilio dei satelliti ci consentono non solo di avere la fotografia fedele dei nostri territori vitati ma anche avere quadri di previsione molto più attendibili. Inoltre abbiamo attualmente a disposizione sensori ad elevata sensibilità per rilevare in diretta le reazioni fisiologiche della pianta in diverse fasi vegetative e di mutazioni climatiche. Tutte informazioni che in sostanza ci consentono di gestire i vigneti in maniera molto più sostenibile (intervenendo solo quando è necessario) e indirizzarli in modo più preciso verso gli obiettivi enologici che ci si è prefissati”.
“In questa direzione – ha proseguito Scienza – Codice Citra ha attivato una zonazione “dinamica” con l’ausilio delle tecniche di ricerca più evolute che consentirà di definire al meglio i diversi profili qualitativi del Montepulciano d’Abruzzo e le migliori tecniche vitienologiche per esaltare le sue straordinarie potenzialità”.
Riguardo la storia del Montepulciano d’Abruzzo è intervenuto Maurizio Odoardi, funzionario tecnico della Regione Abruzzo che ha sottolineato come “oggi si festeggino i 50 della denominazione Montepulciano d’Abruzzo ma il vitigno Montepulciano nero nella nostra terra è arrivato al suo 226° anno”. Odoardi ha inoltre ricordato la grande storicità della vitivinicoltura abruzzese dimostrata anche da “reperti che risalgono al 1.000 a.C e già nel 1° secolo a.C Ovidio citava Sulmona come grande terra cara a Cerere e molto più fertile per le uve”. “In un inciso storico del 1377 – ha proseguito Odoardi – il Re affermava che il Sangiovese era coltivato in provincia di Teramo”.
Per arrivare a tempi più vicini ai nostri, Odoardi ha evidenziato come “nel censimento del 1922 in provincia de L’Aquila si parla di 3.199 ettari di vigneto e nel 1929 in Abruzzo erano presenti 14.353 ettari e vite”.
“Allo stato attuale – ha concluso Odoardi – In Abruzzo sono presenti 32.000 ettari di vigneto e di questi il 53% è rappresentato dal Montepulciano nero con 16.700 ettari”.
Molto interessante e “autobiografico” l’intervento di Nicola Dragani, presidente di Assoenologi Abruzzo.
“Sono cresciuto a pane e Montepulciano d’Abruzzo – ha raccontato Dragani – come penso molti altri abruzzesi. Mia madre mi ha spesso ricordato durante la mia vita di avermi partorito dopo aver svinato l’ultima vasca di Montepulciano”.
Dragani, inoltre, ha ricordato il grande ruolo di Edoardo Valentini, lo storico produttore abruzzese mancato alcuni anni fa, nella qualificazione del Montepulciano d’Abruzzo “ben prima della nascita della denominazione”. Come pure Dragani ha ascritto ad un altro importante nome della vitienologia abruzzese, l’enologo Carmine Festa, recentemente scomparso la “crescita della produzione enologica abruzzese e l’averci portato nell’era dell’enologia moderna”.
“Grazie a uomini come Valentini e Festa il Montepulciano d’Abruzzo ha fatto passi enormi – ha sottolineato Dragani – e oggi il ruolo di noi enologi è quello di garantire che la storia, le peculiarità dei nostri terroir siano racchiuse nelle nostre bottiglie”.
Dopo le relazioni programmate ha avuto inizio un brillante talk show moderato dal noto giornalista, di origine abruzzese (L’Aquila), Bruno Vespa. Vespa ha subito esordito raccontando come il Montepulciano d’Abruzzo sia “il vino della mia vita”.
“E’ un vino a cui sono molto legato – ha spiegato il noto giornalista e scrittore – e penso che mi abbiano bagnato le labbra con questo vino fin da piccolo. Un rituale che forse andrebbe recuperato al fine di ridurre il numero degli astemi, di persone che si perdono così una delle cose più belle della vita”.
Vespa ha voluto poi inviare un grande ringraziamento ad “una grande cooperativa e soprattutto ai suoi soci ai quali voglio dire bravi anche per non essersi mai accontentati e di investire costantemente nel miglioramento qualitativo dei vostri prodotti. Questo significa che state investendo nel vostro futuro e di chi verrà dopo di voi”.
Vespa ha poi dato la parola a Niko Romito, il noto chef abruzzese e oggi probabilmente tra i “cuochi” (è stato proprio Romito ha sottolineare la sua preferenza a questa definizione rispetto all’oggi più utilizzato e “modaiolo” termine chef), italiani più apprezzati e popolari anche a livello internazionale.
Appendice finale, ma molto importante, dell’evento organizzato da Codice Citra, la presentazione del progetto di zonazione.
A presentarlo il più noto enologo italiano Riccardo Cotarella, da circa un anno a capo del team tecnico di Codice Citra. Insieme a presentare il progetto di zonazione gli enologi di Codice Citra Lino Olivastri e Davide Dias.