Lo scrittore regista performer pescarese con il racconto “Il patto dell’olio” ha partecipato alla cerimonia di premiazione ieri a Roma
ROMA – Venerdì 22 febbraio 2019 a Roma, presso la sede di Confagricoltura, si è tenuta la cerimonia per l’assegnazione dei premi ai finalisti del Premio Letterario Internazionale “Ranieri Filo della Torre – terza edizione 2019”. Sono intervenuti alla cerimonia il presidente della Federazione Nazionale Olivicoltura di Confagricoltura, Pantaleo Greco e Pina Terenzi, presidente Donne in campo Cia. Riccardo Gucci, presidente dell’Accademia Nazionale dell’Olivo e dell’Olio, Elia Fiorillo, presidente del Ceq, in rappresentanza del Sindacato Libero Scrittori Italiani Loriana Abbruzzetti, presidente Pandolea (associazione che promuove il Premio). Abdellatif Ghedira, direttore esecutivo del Coi, ha partecipato in collegamento video e Eng. Nehaya Muhaisin, responsabile olio del ministero agricoltura della Giordania ha presentato un video sull’olivicoltura giordana.
Beniamino Cardines, scrittore regista performer pescarese con il racconto “Il patto dell’olio” riceve il terzo premio assoluto, dopo essere entrato nella rosa dei dieci finalisti per la sezione narrativa. Il racconto è presente nell’antologia del Premio curata dalla scrittrice e coordinatrice Vera Ambra per le Edizioni Akkuaria di Catania.
Il Premio promosso dall’Associazione Pandolea, intende sensibilizzare le nuove generazioni alla cultura e alle tradizioni mediterranee, educando i bambini e i giovani ai sapori, al gusto, alla ricerca di una ritrovata terra di appartenenza che proprio con la coltivazione dell’ulivo e la produzione dell’olio extravergine d’oliva, si riscopre terra unitaria, fortemente identitaria, mediterranea. Inoltre grande attenzione è data al lavoro delle donne e alla loro capacità di portare idee e innovazione anche nel campo dell’agricoltura.
Beniamino Cardines, alla premiazione: “Sono onorato di ricevere questo Premio e voglio dedicarlo a mia nonna Antonietta contadina molisana, madre di mio padre, lei a ogni stagione, prima della “vattitura” degli ulivi (la raccolta), passava ore ad accarezzare le sue piante, a parlarci. A vederla sembrava che gli ulivi l’aspettassero e si piegassero verso di lei per salutarla a loro volta… una scena commovente che mi è rimasta impressa negli occhi e nel cuore di bambino e che continuo a serbare oggi come uno dei ricordi più belli della mia infanzia. Un gesto che mi ha educato al rispetto della Natura, e al suo silenzioso lavoro per produrre frutti incredibilmente belli e simbolo unificante di tutto il mediterraneo”.