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“La Maiella come il Tibet d’Europa”

da Donatella Di Biase

La Montagna Madre merita  di essere dichiarata dall’UNESCO  “Patrimonio Mondiale dell’Umanità”: lo sostiene un gruppo di amministratori e studiosi della nostra Regione

In un  comunicato firmato da   Tino Di Cicco Studioso, Francesco Crivelli ( Sindaco di S. Eufemia ), Licio Di Biase (Presidente Associazione Roccacaramanico),Antonio Carmine Del Pizzo ( Sindaco di Roccamorice) , Mario Mazzocca (sindaco di Caramanico), Antonio Di Marco (sindaco di Abbateggio) ,Antonella Allegrino Consigliere Provinciale, Edoardo Micati Esperto – Studioso, Enzo Del Giudice ( Vice Presidente Associazione Roccacaramanico) viene avanzata la candidatura più che legittima della Maiella  a “Patrimonio Mondiale dell’Umanità”. Il  prestigioso  riconoscimento dovrebbe infatti essere conferito sia per le bellezze paesaggistiche e naturalistiche del territorio,  basti pensare agli scenari splendidi e irripetibili scolpiti dal fenomeno carsico epigeo ed ipogeo, sia perché la Montagna Madre  è uno scrigno  prezioso di biodiversità,custodita gelosamente per tutta l’umanità, sia per la presenza degli eremi e per  l’atmosfera di autentica ed intensa spiritualità che si respira grazie all’opera di Pietro da Morrone .


Si legge nella nota:

all’inizio sembrava solo follia. Poi piano piano sta diventando il sogno di molti. E forse alla fine sarà la ragione del nostro domani.La valorizzazione della “Maiella come il Tibet d’Europa” non è più l’utopia di qualche solitario, ma tende sempre più a diventare il progetto di tutto un territorio.
Un progetto capace di esiliarci dalle microappartenenze, per farci entrare nella dimensione del bene comune. Capace di dare alla politica quel volto nobile che merita, e che purtroppo oggi fatica a trovare.
E’ confortante sapere che in Abruzzo cresce il numero degli amministratori locali, delle associazioni e dei singoli cittadini sensibili alla valorizzazione della sacralità degli eremi disseminati sulla Maiella.((: come dimostra anche il prestigioso premio assegnato dalla Telecom al progetto di vari protagonisti in questo ambito.)) Questo fervore di iniziative individuali e collettive forse è un importante segno dei tempi ; in una fase in cui molta spiritualità non riesce a trovare un modo per esistere, “la Maiella come il Tibet d’Europa” potrebbe essere l’occasione per orientare in modo chiaro la ricerca di molti. Ma queste iniziative e questo fervore non dovrebbero limitarsi a risultati interessanti ma parziali; dovrebbero accomunarsi per tendere al più prestigioso degli esiti possibili : ottenere il riconoscimento di questi territori come “patrimonio mondiale dell’umanità”. Occorre sempre ricordarci che in Italia sono circa 50 i siti che già hanno ottenuto questo riconoscimento, nessuno dei quali in Abruzzo.
Naturalmente l’Unesco non distribuisce in modo “democratico” il riconoscimento, ma i presupposti spirituali perché anche in Abruzzo qualche sito del nostro territorio possa essere posto sotto la tutela dell’ONU forse ci sono tutti. A differenza di altri riconoscimenti ( ultimo quello delle Dolomiti), forse noi non dovremmo tendere alla tutela dell’Unesco passando esclusivamente per i valori naturali della Maiella; dovremmo insistere molto sul valore della sedimentazione ideale e spirituale dell’opera di Pier da Morrone sulla Maiella. L’Abruzzo è, insieme al Tibet, il luogo più ricco di eremi della terra; e questi eremi sono in buona parte stati scavati nella roccia dalla fede di un frate che non volle diventare Papa; di una persona che seppe cioè rifiutare il più grandioso potere possibile. Assieme alla natura, andrebbe perciò valorizzata una idea della vita :la capacità dell’uomo di non cedere alla banalità del prestigio sociale ( solo questo è il potere), per restare fedele ad un amore trascendente ( senza una trascendenza unificante è impossibile una com-unità).Impegnarci per un risultato del genere potrebbe incidere già oggi positivamente sul nostro modo di fare politica; di sentire le religioni; di sperimentare la cultura; di vivere la nostra vita.
Potrebbe mutare un poco il nostro sguardo : distogliendolo dall’effimero che ci nutre, per orientarlo sulla bellezza che non appare, che mai apparirà, e che pure può realizzare l’uomo come nessuno dei suoi prodotti.
Anche così gli uomini possono ritrovare un equilibrio tra cielo e terra, oggi compromesso da una dedizione al banale che ci fa tutti più poveri. Anche così potremo aiutare quelli che verranno ad avere più fiducia nella realtà del bene.

 

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