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Roma: Osservatorio “Per un Mediterraneo libero dai veleni”

da Direttore

Contro l’inquinamento del mare causato dalle “navi a perdere” e dalle “navi dei veleni” 8 i filoni di intervento previsti dall’Osservatorio, nato oggi. Presentata la sua Carta Fondante.

ROMA – L’esigenza di creare un Osservatorio è scaturita dalla necessità di mantenere viva l’attenzione e vigilare sulle vicende delle “navi dei Veleni”, cariche di rifiuti pericolosi (tossici e radioattivi), destinati a traffici illeciti, ma anche sul problema più generale  delle” navi a perdere” che , secondo quanto emerge da numerose indagini ufficiali, giacerebbero nei fondali con il loro contenuto ad alto rischio per l’ambiente marino.

Questa mattina a Roma sono stati presentati l’Osservatorio “per un Mediterraneo libero dai veleni” e la relativa Carta fondante da un cartello composto da associazioni di categoria e da un insieme di organizzazzioni impegnate nella tutela dell’ambiente, della salute e dei diritti.

Nella Carta si legge:

La società civile dice basta ai traffici illeciti internazionali di rifiuti via mare, spesso coniugati con il traffico d’armi, e chiede a Governo, Magistratura e Parlamento un impegno concorde per mettere con le spalle al muro la rete di trafficanti delle “navi dei veleni” che opera sostanzialmente impunita da 22 anni e per disinnescare la bomba ad orologeria, ai danni dell’ambiente e della salute dei cittadini, costituita dalle “navi a perdere” e dalle zone franche costiere dove sono stati affondati o seppelliti rifiuti pericolosi o radioattivi.

Il nuovo cartello di associazioni, vuole rappresentare «quella necessaria convergenza tra le ragioni ambientali e socio-sanitarie delle associazioni e quelle economiche rappresentate dalle organizzazioni dei pescatori: tutte egualmente interessate a contrastare chi attenta alla salute del mare. L’Osservatorio vuole muoversi interloquendo in primo luogo con le istituzioni nazionali ma anche, se necessario, sensibilizzando quelle europee ed internazionali e vuole fornire, con azioni mirate e documentate, sostegno all’azione di indagine ed inquirente della magistratura e vuole che sia garantito il massimo della trasparenza e delle informazioni sanitarie e ambientale ai cittadini».

L’osservatorio, per smantellare la rete criminale e  individuare e mettere in sicurezza o bonificare le fonti inquinanti, si presenta con un programma di lavoro basato su 8 filoni:

«1. un rapporto organico tra i tre organismi parlamentari interessati con poteri di indagine (Commissione bicamerale d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica); 2. la creazione di un coordinamento tra le Procure della Repubblica che si sono occupate e si stanno occupando dell’argomento (a cominciare da quelle di Asti, Brescia, La Spezia, Matera, Napoli, Reggio Calabria, Paola); 3. la convocazione da parte del Ministro dell’Interno di un tavolo operativo che coinvolga tutti gli organismi e i corpi delle Forze dell’ordine che abbiano svolto o possano svolgere ricerche e indagini su queste vicende (Comando generale delle Capitanerie di porto, l’Agenzia di Informazioni e Sicurezza Esterna – AISE,  la Guardia di Finanza, i Carabinieri – in particolare il Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente) per redigere un elenco delle “navi e perdere” e fornire indicazioni per intervenire su quelle più sospette; 4. l’istituzione di una Struttura Operativa, presso il Ministero dell’Ambiente, della tutela del territorio e del mare, che faccia un censimento di tutte le indagini e le ricerche riguardanti fenomeni rilevanti di inquinamento in mare aperto, nelle acque superficiali o nei sedimenti, di sostanze pericolose o radioattive e raccolga le segnalazioni di chi opera in mare (a cominciare dai pescatori); 5. l’attivazione del Ministero della Salute e delle sue articolazioni, nonché dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), nella raccolta di informazioni/segnalazioni provenienti dalle ASL e dai medici di base; 6. la predisposizione, sulla base di una collaborazione tra il Ministero dell’ambiente ed il Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio, di azioni mirate che consentano di individuare e mettere in sicurezza o bonificare i relitti delle “navi a perdere”; 7. adeguati finanziamenti per sostenere queste indagini ed operazioni, anche usando i patrimoni sequestrati alla criminalità organizzata; 8. l’accertamento delle responsabilità penali, oltre che dei comandanti, degli armatori e dei proprietari della navi come stabilito dalla Legge sulla difesa del mare».

La Carta fondante dell’Osservatorio sottolinea che sono «necessarie e urgenti azioni organiche per contrastare seriamente il rischio ambientale derivante da queste attività illecite, che costituisce una vera e propria “bomba ad orologeria” per l’ecosistema marino e la salute umana.  Infatti,  non è soltanto la tossicità a caratterizzare le condizioni di pericolo che derivano dal contatto con sostanze pericolose. La stabilità termodinamica e la bioaccumulabilità sono co-fattori di particolare rilievo, perché determinano tempi prolungati di interazione con l’ecosistema e soprattutto concentrazioni di sostanze tossiche potenzialmente maggiori. Il grave rischio, inoltre, dell’inquinamento delle catene alimentari, introduce un ulteriore elemento di grande preoccupazione per i possibili danni alla salute per gli abitanti di ambiti territoriali imprevedibilmente vasti, e comunque non confinati alle zone geografiche direttamente interessate».

Per questo l’Osservatorio chiede un’azione istituzionale comune per farla finita con traffici «che vedono il coinvolgimento e la connivenza di Paesi europei nei traffici illegali di rifiuti pericolosi anche radioattivi, denunciati tra l’altro anche, in una nota del 27 luglio 2004, dall’allora Ministro dei rapporti col Parlamento Carlo Giovanardi. Questa denuncia rende le omissioni e le reticenze, in primis del nostro Paese, particolarmente ingiustificate e inquietanti.

Da questo punto di vista le associazioni e le organizzazioni aderenti all’Osservatorio esprimono delle fondate perplessità sui recenti interventi delle istituzioni e nella loro Carta credono che si debba anche fare chiarezza sulle indagini e le ricerche recentemente effettuate nei tratti di mare davanti a Cetraro ed a Maratea: i risultati di queste ricerche (per come sono stati esposti dal Procuratore Nazionale Antimafia e dal Ministro dell’ambiente) sono viziati da informazioni incomplete e contraddittorie, che lasciano ancora profondi dubbi sulla volontà dello Stato di voler andare sino in fondo nell’accertamento delle responsabilità.

A circa quindici anni da quando sono emerse le prime evidenze sulle “navi  a perdere” e dopo ventidue anni dall’emergenza internazionale delle “navi dei veleni”, L’Osservatorio chiede che il nostro Paese finalmente interrompa questi traffici criminali, esercitando pienamente la propria sovranità sulle sue acque territoriali. Chiede che si  impedisca, a mare come a terra, la creazione di zone franche, dove non valgono le Leggi e le Regole condivise, utilizzate per scaricare veleni in dispregio dei diritti costituzionali dei cittadini, in primo luogo quelli relativi alla tutela della salute e dell’ambiente». A tutto questo andrebbe aggiunto che una rete impiantistica adeguata permetterebbe quella corretta gestione integrata dei rifiuti tutti (speciali e non) che aiuterebbe non poco a contrastare gli illeciti.

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