PESCARA – Nell’aula 1 del tribunale di Pescara, si è svolto anche ieri mattina il processo “ Housework”, quello relativo alle presunte tangenti al Comune che vede coinvolti ben 23 imputati tra cui l’ex sindaco Luciano D’Alfonso e il suo ex braccio destro Guido Dezio; gli inquisiti devono rispondere a vario titolo di reati che vanno dall’associazione a delinquere alla corruzione. La mattinata si è aperta subito con la defezione di un teste dell’accusa ,si tratta dell’ex cerimoniere dell’ex sindaco, Gianfranco Giancaterino assente per motivi di lavoro perché è all’Estero.
Poi, subito il via all’ascolto degli altri testimoni i primi due entrambi dipendenti comunali e si tratta di Giovanni D’Alessandro e Claudio Di Matteo, alla loro attenzione è stata sottoposta la famosa delibera in cui D’Alfonso disponeva che tutte le richieste di occupazione di suolo pubblico, con particolare riferimento al cosiddetto quadrilatero di pregio, centro della città, dovevano passare sul suo tavolo.
Un provvedimento normale, secondo il teste, tanto che si tratta di una disposizione mantenuta anche dall’attuale amministrazione. Dopo i due dipendenti è stato la volta del signor Gaetano Ranalli, all’epoca dei fatti presidente della Pro Loco di Pescara. Nel corso della sua deposizione il teste ha raccontato, di essere stato contattato dal dott. Marco Molisani, all’ epoca capo di Gabinetto dell’ex sindaco. Questi gli dichiarò che il Comune era in difficoltà con la società croata che minacciava di non svolgere più il servizio a causa dei fondali bassi. Molisani chiese secondo il teste una collaborazione nello svolgimento dell’attività istituzionale per fare rimanere la nave a Pescara.
“Mi sono trovato spaesato e gli ho chiesto di cosa si trattasse – ha detto Ranalli –. Molisani mi spiegò che il comandante della nave aveva chiesto l’intervento di un rimorchiatore. Era un periodo in cui eravamo molto interessati ai rapporti con Spalato. Molisani mi chiese di dare alla Jadrolinea 10.000 euro per il rimorchiatore, ma risposi che non li avevamo. Mi disse che me li avrebbe dati il Comune”.
Il testimone, ha poi specificato che i bonifici dell’Amministrazione Comunale per complessivi 10.000 euro vennero poi effettivamente girati alla Jadrolinea, come avvenuto anche in una precedente occasione in cui doveva essere pubblicizzato il Santuario del Volto Santo.
A questo punto è intervenuta la presidente del Tribunale, Antonella Di Carlo, che ha chiesto al sig. Ranalli. Ma perché non darli direttamente? Ranalli ha risposto che ciò non poteva avvenire direttamente perché rientrava nei compiti istituzionali della Pro loco occuparsi di questa attività, che non era a conoscenza delle determine con cui fu affidata alla Pro loco la pubblicità e la comunicazione dell’attività della Jadrolinea e di una serie di opere pubbliche in via di realizzazione e di non aver mai depositato preventivi.
Queste dichiarazioni hanno provocato l’intervento del Pm Varone, che ha ricordato al teste che quelle dichiarazioni rese oggi davanti al Tribunale erano contrastanti con quelle che aveva reso davanti alla polizia giudiziaria. Nella tarda mattinata è stata ascoltata anche l’architetto Emilia Fino, ora dirigente dell’area urbanistica al Comune di Pescara, il teste ha riferito in particolare di un episodio di forte contrasto avvenuto con Silveri rispetto alle aree di cessione che il privato concedeva al Comune, secondo lei da valutare senza nessun esborso economico, secondo Silveri invece da valutare economicamente. Come ultimo testimone è stato ascoltato il maresciallo dei carabinieri Pasquale Mattetti, che ha riferito in aula sulle indagini fatte sul concorso poi, vinto da Guido Dezio, come Dirigente del Patrimonio. Per la prossima udienza fissata al 10 ottobre alle ore 9,30 spazio agli ultimi testimoni dell’accusa e sarà la volta dell’imprenditore Luigi Pierangeli, Cantagallo, l’ex capo della Mobile Nicola Zupo e Di Matteo. Tutti saranno ascoltati nella mattinata.