Maggio, 2017

21mag(mag 21)19:0028(mag 28)23:00Mare nostro che non sei nei cieli

Frisco

Quando

21 (Domenica) 19:00 - 28 (Domenica) 23:00

Dove

Maze Ecletic Circle

Via Nazario Sauro, 9/11 Pescara

Informazioni sull'evento

A cura di Nate D'Avena, Marzio Santoro e Stefano Ricciuti Francesco Ciancabilla, in arte Frisco, nasce a Napoli nel 1959. Artista, traduttore, insegnante di lingue, globetrotter. Comincia a dipingere nel 1980,‘imbrattando’ fotografie, fotocopie, muri e tele, e riscuotendo immediato successo di pubblico e di critica. Vicino per sensibilità ai primissimi graffitisti newyorkesi, ancora sconosciuti in Europa, preferisce gli spray ma con una tecnica che anticipa di 20 anni l’uso degli stencil: nel suo caso, l’uso di mascherine non è propedeutico alla riproducibilità seriale delle opere, poiché per creare le sue immagini usa nastro gommato, non riutilizzabile una volta completato il lavoro. Dal 1986 andrà in giro per il mondo, Brasile, poi in Argentina e infine in Spagna. I primi anni continua a dipingere, poi fa esperienze come grafico editoriale, fotografo, manager di gruppi musicali, barman, insegnante d’italiano. Rientrerà in Italia nel 2011 per riprendere a dipingere. Il suo lavoro è presente in numerose collezioni, private e pubbliche, in Italia e all'estero. LE OPERE "Le opere e la vita di Francesco Ciancabilla sono una cosa sola. I quadri di Frisco non possono prescindere dalla sua storia controversa, sofferta e avventurosa. Quando ci siamo conosciuti non ho potuto fare a meno di chiedergli di Andy Warhol, Basquiat, Keith Haring. Erano i primi anni '80 e Francesco ha fatto parte della corrente degli enfatisti, anticipando l'arrivo del graffitismo in Italia. Ha conosciuto i grandi nomi di New York, detonando dall'America come un proiettile che ha perforato le tele di Bologna. La sua carne, la sua pelle. Le sue gambe hanno attraversato il Brasile, l'Europa, l'oriente. Ogni passo ha calzato la tela dei suoi quadri, dove il jazz, i nomadi, le donne, gli esclusi compongono il firmamento di tante stelle cadenti che sarebbero bruciate nello spazio dimenticato, se il suo pennello non li avesse impressi nella carta geografica del proprio vissuto. Scorci infuocati, scene dall'impatto violento eppure sfumato, come la scia di comete che attraverso la deflagrazione brutale disegnano delicate linee di luce. Stelle cadenti sorrette dalla pelle di Frisco. Altro che Decadentismo, ma "cadentismo". Una sigaretta, un paio di labbra, il sesso di una donna, un pugno - episodi precipitati come asteroidi sul corpo dell'artista e da esso immobilizzati in istantanee di sangue - buchi e ferite sulla carne, cicatrici in bianco e nero che Frisco porta con sé - una mappa di tatuaggi che non possono esulare dalla forma del suo corpo. Non sono tele autoreggenti, ma tele cadenti. Il tratto ne ricalca l'impatto, la potenza di un momento sulla pelle sensibile del pittore. Come un viveur nottambulo che si aggira mani in tasca aspettando che accada qualcosa, Francesco deve aver attraversato molte notti e molte strade, aspettando che le facce e le occasioni gli cascassero addosso per fermarle per sempre sulla tela – come se ogni istante di quei vagabondaggi insonni potesse racchiudere in sé un significato eterno. Il colore aggressivo eppure acquoso, i soggetti violenti e vulnerabili insieme. Lividi di un vissuto che diventa più sopportabile ora che c'è la mano dell'artista ad accarezzarli." (Nicolò Giannelli)